Kayak e Naturismo
Partire la mattina tra le isole e non sapere su quale ti fermerai la sera... Navigare. Sperimentare il benessere dell' esercizio fisico prolungato. Fermarsi, scattare delle foto. Atmosfera rarefatta, un fascino arcano... Scoprire un' insenatura accogliente e decidere di passarvi la notte. E addormentarsi sotto le stelle, nel saccopelo, senza nemmeno montare la tenda.
E navigare: lottare con il vento e con le onde, sentirsi un puntino insignificante nella vastitàdel mare, e nello stesso tempo assaporare ad ogni pagaiata quel senso di libertà e di potenza che ti pone al centro del mondo...
E ritrovarsi a contemplare ricami di isole illuminate a giorno dalla luna piena mentre il profumo intenso di chissà quale pianta satura il silenzio della notte... E navigare ancora, accompagnati da quel vago timore del mare, dell'ignoto. Controllare il barometro. Pescare... E perdere il conto delle albe e dei tramonti. E gustare il sapore della solitudine, se si è soli, o il piacere della conversazione, intorno a un fuoco, in buona compagnia. . . .Scivolare sull'acqua. Il kayak è un mezzo ideale per il naturista: semplice, essenziale, diventa una parte del tuo corpo, ti fa sentire un pesce... ma è facile da tirare a terra.","Si possono percorrere 5, 10, 20, 50 chilometri al giorno: a piacere. Non occorre un grande sforzo per scivolare sull'acqua a 5 o 6 chilometri l'ora (3 nodi per gli uomini di mare...).
La crociera in piena autonomia in luoghi selvaggi è la cosa più impegnativa e di maggior soddisfazione. Ma ce n'è per tutti i gusti: più semplice è giocare davanti alla spiaggia o fare la gita domenicale. Senza andare lontano possiamo scoprire luoghi meravigliosi in cui la natura sembra incontaminata, dove la presenza dell'uomo è irrilevante, ed il kayak è il mezzo migliore per addentrarvisi, in silenzio, senza disturbare. Lungo i fiumi o sul mare Evidentemente il naturismo si presta ad essere vissuto secondo varie interpretazioni.
Con il kayak (non il modello adatto al mare) si possono anche scendere i fiumi: anche qui siamo a contatto con la natura selvaggia, soli con le nostre forze ed il nostro piccolo scafo. Sul fiume cerchiamo emozioni violente, il piacere delle evoluzioni, della guida spericolata... Il mare dà sensazioni meno travolgenti, ma forse più intime e durevoli. Sul torrente ci vogliono tecnica, concentrazione, fegato. Il paesaggio fa da sfondo, non c'è tempo per pensare, e allo sbarco ti attende l'automobile.. .
In mare non ci sono passaggi di sesto grado, salvo che ti sorprenda una burrasca, ed il kayak è un mezzo per andare in certi posti, per vivere in un certo modo. Il rapporto con l'ambiente diventa essenziale, il tempo e lo spazio si dilatano, al ritmo 'regolare della pagai ata. C'è molto tempo per pensare. Mentre sul fiume la tecnica, l'insegnamento e l'assistenza reciproca (fare sicurezza) sono indispensabili, in mare si può benissimo andare da soli e da autodidatti. Imparare a pagaiare è abbastanza intuitivo.
Pagaiare bene però è un' arte, e ci sono molte tecniche (appoggi, aggancio, scarto, richiamo, debordé... esckimo) che è impossibile scoprire e imparare da soli: per questo ci sono le scuole di canoa. Molti canoisti marini pagaiano da una vita senza conoscerle, ma queste tecniche, indispensabili in fiume, in mare sono molto utili, per sentirsi a proprio agio, e per affrontare con sicurezza, all' occorrenza, un mare forza sette.
Sport o svago Certamente il kayak può essere uno sport pericoloso, uno sport estremo, ma è anche uno sport tranquillo, uno sport per famiglie, uno sport per sessantenni,
L'importante è andare secondo le proprie possibilità. C'è chi ha traversato dall'Elba alla Corsica e chi affronta rapide e cascate dove si rischia la vita... ma si può anche navigare a dieci metri dalla costa, scendere fiumi di primo grado di difficoltà zero, pagaiare nelle lagune o sui laghi.
Il mio primo maestro è stato 1'allora sessantenne presidente della Liburnia, Romano Mantani, fondatore del Gruppo Kayak Liburnia di Trieste.
Lui mi ha iniziato al kayak-naturismo, tanti anni fa, guidandomi nell' arcipelago delle isole Incoronate: per me è stata un' esperienza indimenticabile, affascinante, -sconvolgente- nella sua bellezza.
E ritrovarsi a contemplare ricami di isole illuminate a giorno dalla luna piena mentre il profumo intenso di chissà quale pianta satura il silenzio della notte... E navigare ancora, accompagnati da quel vago timore del mare, dell'ignoto. Controllare il barometro. Pescare... E perdere il conto delle albe e dei tramonti. E gustare il sapore della solitudine, se si è soli, o il piacere della conversazione, intorno a un fuoco, in buona compagnia. . . .Scivolare sull'acqua. Il kayak è un mezzo ideale per il naturista: semplice, essenziale, diventa una parte del tuo corpo, ti fa sentire un pesce... ma è facile da tirare a terra.","Si possono percorrere 5, 10, 20, 50 chilometri al giorno: a piacere. Non occorre un grande sforzo per scivolare sull'acqua a 5 o 6 chilometri l'ora (3 nodi per gli uomini di mare...).
La crociera in piena autonomia in luoghi selvaggi è la cosa più impegnativa e di maggior soddisfazione. Ma ce n'è per tutti i gusti: più semplice è giocare davanti alla spiaggia o fare la gita domenicale. Senza andare lontano possiamo scoprire luoghi meravigliosi in cui la natura sembra incontaminata, dove la presenza dell'uomo è irrilevante, ed il kayak è il mezzo migliore per addentrarvisi, in silenzio, senza disturbare. Lungo i fiumi o sul mare Evidentemente il naturismo si presta ad essere vissuto secondo varie interpretazioni.
Con il kayak (non il modello adatto al mare) si possono anche scendere i fiumi: anche qui siamo a contatto con la natura selvaggia, soli con le nostre forze ed il nostro piccolo scafo. Sul fiume cerchiamo emozioni violente, il piacere delle evoluzioni, della guida spericolata... Il mare dà sensazioni meno travolgenti, ma forse più intime e durevoli. Sul torrente ci vogliono tecnica, concentrazione, fegato. Il paesaggio fa da sfondo, non c'è tempo per pensare, e allo sbarco ti attende l'automobile.. .
In mare non ci sono passaggi di sesto grado, salvo che ti sorprenda una burrasca, ed il kayak è un mezzo per andare in certi posti, per vivere in un certo modo. Il rapporto con l'ambiente diventa essenziale, il tempo e lo spazio si dilatano, al ritmo 'regolare della pagai ata. C'è molto tempo per pensare. Mentre sul fiume la tecnica, l'insegnamento e l'assistenza reciproca (fare sicurezza) sono indispensabili, in mare si può benissimo andare da soli e da autodidatti. Imparare a pagaiare è abbastanza intuitivo.
Pagaiare bene però è un' arte, e ci sono molte tecniche (appoggi, aggancio, scarto, richiamo, debordé... esckimo) che è impossibile scoprire e imparare da soli: per questo ci sono le scuole di canoa. Molti canoisti marini pagaiano da una vita senza conoscerle, ma queste tecniche, indispensabili in fiume, in mare sono molto utili, per sentirsi a proprio agio, e per affrontare con sicurezza, all' occorrenza, un mare forza sette.
Sport o svago Certamente il kayak può essere uno sport pericoloso, uno sport estremo, ma è anche uno sport tranquillo, uno sport per famiglie, uno sport per sessantenni,
L'importante è andare secondo le proprie possibilità. C'è chi ha traversato dall'Elba alla Corsica e chi affronta rapide e cascate dove si rischia la vita... ma si può anche navigare a dieci metri dalla costa, scendere fiumi di primo grado di difficoltà zero, pagaiare nelle lagune o sui laghi.
Il mio primo maestro è stato 1'allora sessantenne presidente della Liburnia, Romano Mantani, fondatore del Gruppo Kayak Liburnia di Trieste.
Lui mi ha iniziato al kayak-naturismo, tanti anni fa, guidandomi nell' arcipelago delle isole Incoronate: per me è stata un' esperienza indimenticabile, affascinante, -sconvolgente- nella sua bellezza.