Abbigliamento nudità e mentalità naturista
Fin dall'antichità, l'umanità ha sviluppato l'uso dei vestiti come una maschera, quei vestiti che erano originariamente nati come difesa dagli elementi atmosferici. Attraverso le epoche, i vestiti sono stati usati anche come un adornamento per accrescere la propria attrattività o autorevolezza, per le cerimonie rituali, o come ausilio per il proprio lavoro.
In particolare, negli ultimi secoli la società ha sviluppato una dipendenza culturale sull'abbigliamento. Così, il mascheramento dei vestiti è diventato anche e soprattutto un sostegno per accentuare o nascondere la propria personalità.
Tale dipendenza culturale ha poi sviluppato dei veri e propri codici di comunicazione. L'abbigliamento è spesso usato per costruire un'immagine della persona, immagine che può essere vera, falsa, presunta.
O meglio: il vestito viene usato artificialmente per cercare di costruire l'immagine di noi che vorremmo dare all'esterno e a noi stessi. Le persone credono che nascondendo sé stesse dietro i vestiti, possano coprire i difetti (non solo fisici, ma anche caratteriali) che pensano di avere.
Però, negando l'esposizione del vero sé agli altri, nell'intimo sentono di essere mutilati. Innanzi tutto della propria, vera, personalità ma anche di un rapporto di interscambio sincero con gli altri. Quindi i vestiti diventano una barriera non solo fisica, ma soprattutto psicologica, mentale, che impedisce un corretto rapporto con gli altri e con sé stessi.
Questa dannosa tendenza è poi incoraggiata dall'industria dell'abbigliamento e da tutto ciò che gli sta intorno (pubblicità, giornali, tv, interessi economici, ecc.). Lo specifico interesse dell' industria dell' abbigliamento ha creato una credenza dura a morire: che il vestito sia essenziale alla vita stessa, ne sia connaturato.
La maggior parte delle persone pensa che il vestirsi sia una necessità che trascende la protezione dagli agenti atmosferici, da elementi di praticità, e che trascende i vari momenti della vita. Ovvero, usano i vestiti anche quando non c'è n'è bisogno.
Questa mentalità alimentata dagli interessi dell'industria dell'abbigliamento si accompagna alla tendenza delle religioni principali di associare automaticamente la nudità all' attività sessuale, e quindi considerarla moralmente riprovevole, sporca, peccammosa.
Attraverso tutte queste varie influenze, molte società hanno creato leggi che rendono illegale girare come la natura ci ha fatti, e come vuole che giriamo: semplicemente, normalmente nudi. Le creazione di queste distorsioni dallo stato naturale dell' essere umano spesso emerge da una fragile auto stima, sviluppata già in giovane età. I bambini sono influenzati da un ambiente che produce spesso attitudini negative su di loro.
Gli viene detto, direttamente o indirettamente, che certi loro comportamenti o modi di essere non sono giusti, non sono carini, non buoni, peccaminosi. Diventati adulti, sentono così l'esigenza falsa di camuffare queste percepite inadeguatezze della propria personalità.
Quante volte ci sentiamo dire: -Il naturismo? Nulla in contrario, ma non fa per me. Questi adulti, la maggioranza delle società in cui viviamo e con le quali ci conftontiamo, creano un sistema di comportamenti, norme e credenze che compensano, negano, rimuovono queste loro presunte inadeguatezze. Inoltre, le persone che hanno paura del più profondo io, diventano anche i più implacabili giudici degli altri. Essi percepiscono la normalità come un abbassare gli altri al loro mediocre livello: sono loro che stabiliscono se uno è sempre -vestito- giusto per ogni momento della vita. La loro mediocrità, nata da distorsioni trasmesse fin da piccoli, diventa il metro di giudizio per tutti.
Se siamo d'accordo che la nudità naturista è uno stato mentale, allora possiamo essere nudi anche quando siamo vestiti. Spieghiamoci meglio. Lo stato mentale è molto importante per praticare il naturismo, e ne permea ogni nostra azione nel mondo circostante.
Ciò significa che non ci importa la situazione contingente che stiamo vivendo in un momento preciso: noi continuiamo a vivere secondo una mentalità naturista, anche se le circostanze che stiamo affrontando (ad esempio sul lavoro) richiedono di portare dei vestiti.
Ecco che allora possiamo sentirci nudi anche al di sotto dei vestiti che portiamo, in qualsiasi momento della giornata, con tutti i benefici psicologici che questo stato mentale di benessere può apportarci.
Un vero naturista non usa i vestiti come una maschera, come una barriera tra sé e gli altri, tra sé e il mondo. Non li usa come un sostegno per i propri stati emozionali o psicologici: li usa perché le condizioni culturali, sociali e legali in cui vive non gli permettono di essere nudo sempre e dovunque. Ma queste condizioni non impediscono a noi naturisti di -sentirci nudi- quando siamo costretti a indossare un vestito.
Anche perché sappiamo, ad ogni nostro risveglio, che durante la giornata, o nel fine settimana, o nelle vacanze potremo vivere come ci piace vivere: esattamente come siamo e come ci accettiamo, nudi senza alcuna finzione fisica e mentale.
Tale dipendenza culturale ha poi sviluppato dei veri e propri codici di comunicazione. L'abbigliamento è spesso usato per costruire un'immagine della persona, immagine che può essere vera, falsa, presunta.
O meglio: il vestito viene usato artificialmente per cercare di costruire l'immagine di noi che vorremmo dare all'esterno e a noi stessi. Le persone credono che nascondendo sé stesse dietro i vestiti, possano coprire i difetti (non solo fisici, ma anche caratteriali) che pensano di avere.
Però, negando l'esposizione del vero sé agli altri, nell'intimo sentono di essere mutilati. Innanzi tutto della propria, vera, personalità ma anche di un rapporto di interscambio sincero con gli altri. Quindi i vestiti diventano una barriera non solo fisica, ma soprattutto psicologica, mentale, che impedisce un corretto rapporto con gli altri e con sé stessi.
Questa dannosa tendenza è poi incoraggiata dall'industria dell'abbigliamento e da tutto ciò che gli sta intorno (pubblicità, giornali, tv, interessi economici, ecc.). Lo specifico interesse dell' industria dell' abbigliamento ha creato una credenza dura a morire: che il vestito sia essenziale alla vita stessa, ne sia connaturato.
La maggior parte delle persone pensa che il vestirsi sia una necessità che trascende la protezione dagli agenti atmosferici, da elementi di praticità, e che trascende i vari momenti della vita. Ovvero, usano i vestiti anche quando non c'è n'è bisogno.
Questa mentalità alimentata dagli interessi dell'industria dell'abbigliamento si accompagna alla tendenza delle religioni principali di associare automaticamente la nudità all' attività sessuale, e quindi considerarla moralmente riprovevole, sporca, peccammosa.
Attraverso tutte queste varie influenze, molte società hanno creato leggi che rendono illegale girare come la natura ci ha fatti, e come vuole che giriamo: semplicemente, normalmente nudi. Le creazione di queste distorsioni dallo stato naturale dell' essere umano spesso emerge da una fragile auto stima, sviluppata già in giovane età. I bambini sono influenzati da un ambiente che produce spesso attitudini negative su di loro.
Gli viene detto, direttamente o indirettamente, che certi loro comportamenti o modi di essere non sono giusti, non sono carini, non buoni, peccaminosi. Diventati adulti, sentono così l'esigenza falsa di camuffare queste percepite inadeguatezze della propria personalità.
Quante volte ci sentiamo dire: -Il naturismo? Nulla in contrario, ma non fa per me. Questi adulti, la maggioranza delle società in cui viviamo e con le quali ci conftontiamo, creano un sistema di comportamenti, norme e credenze che compensano, negano, rimuovono queste loro presunte inadeguatezze. Inoltre, le persone che hanno paura del più profondo io, diventano anche i più implacabili giudici degli altri. Essi percepiscono la normalità come un abbassare gli altri al loro mediocre livello: sono loro che stabiliscono se uno è sempre -vestito- giusto per ogni momento della vita. La loro mediocrità, nata da distorsioni trasmesse fin da piccoli, diventa il metro di giudizio per tutti.
Se siamo d'accordo che la nudità naturista è uno stato mentale, allora possiamo essere nudi anche quando siamo vestiti. Spieghiamoci meglio. Lo stato mentale è molto importante per praticare il naturismo, e ne permea ogni nostra azione nel mondo circostante.
Ciò significa che non ci importa la situazione contingente che stiamo vivendo in un momento preciso: noi continuiamo a vivere secondo una mentalità naturista, anche se le circostanze che stiamo affrontando (ad esempio sul lavoro) richiedono di portare dei vestiti.
Ecco che allora possiamo sentirci nudi anche al di sotto dei vestiti che portiamo, in qualsiasi momento della giornata, con tutti i benefici psicologici che questo stato mentale di benessere può apportarci.
Un vero naturista non usa i vestiti come una maschera, come una barriera tra sé e gli altri, tra sé e il mondo. Non li usa come un sostegno per i propri stati emozionali o psicologici: li usa perché le condizioni culturali, sociali e legali in cui vive non gli permettono di essere nudo sempre e dovunque. Ma queste condizioni non impediscono a noi naturisti di -sentirci nudi- quando siamo costretti a indossare un vestito.
Anche perché sappiamo, ad ogni nostro risveglio, che durante la giornata, o nel fine settimana, o nelle vacanze potremo vivere come ci piace vivere: esattamente come siamo e come ci accettiamo, nudi senza alcuna finzione fisica e mentale.