Che cos’è il Naturismo
A voler dare una definizione di “naturismo” si sono cimentati molti e forse ciò ha ingenerato più confusione che chiarezza. Nel tentativo di portare anche noi un lume nell’inestricabile rete delle “formule” e dei concetti, ci è parso utile fare un excursus storico, partendo gli articoli, del nostro presidente onorario Ernesto Guido Gorischegg, apparsi sulla “Rassegna della Liburnia”.
Egli pone in rilievo l’esistenza in Germania, verso la fine degli anni 20 (l’articolo è del 1931), di 3 grandi branche in cui, grosso modo, era diviso il movimento naturista (RdL, anno l, n° I, pagg. ll-l5):
1) vegetariano-igienica | 2) biologico-fisiatrica | 3) gimno-etica.
I termini, pur rispecchiando concetti formatisi in quell’epoca, non si discostano molto dal lessico corrente e le locuzioni sono integralmente recepibili.
Sono concetti sviluppatisi in tempi successivi e il miglior commento, ancor oggi, è quello che esce dalla penna del Gorischegg: ”Sarebbe erroneo, però, supporre che tale divisione risulti in maniera netta e spiccata. Anzi, i confini che separano le tre branche sono spesso confusi e incerti, oppure esse sono amalgamate in guisa tale, da non poter distinguere dove l’una finisce e dove l’altra incomincia".
1) vegetariano-igienica | 2) biologico-fisiatrica | 3) gimno-etica.
I termini, pur rispecchiando concetti formatisi in quell’epoca, non si discostano molto dal lessico corrente e le locuzioni sono integralmente recepibili.
Sono concetti sviluppatisi in tempi successivi e il miglior commento, ancor oggi, è quello che esce dalla penna del Gorischegg: ”Sarebbe erroneo, però, supporre che tale divisione risulti in maniera netta e spiccata. Anzi, i confini che separano le tre branche sono spesso confusi e incerti, oppure esse sono amalgamate in guisa tale, da non poter distinguere dove l’una finisce e dove l’altra incomincia".
A parte questo, bisogna considerare che la seconda branca ha fatto sue tutte le dottrine della prima e che la terza si basa sulle conquiste della prima e della seconda”.
Un evolversi, quindi, “a piramide” di concetti complementari, in cui l’ultimo - in ordine di tempo - congloba, in sintesi, i precedenti.
Anche qui il miglior commento è quello del Gorischegg (RdL, anno l, n° 2, pag.8): “Viene evitata in maniera assoluta ogni unilateralità: non gimnismo, non vegetarismo, non fisiatria, non educazione fisica soli e di per se stessi formano la meta; ma sono esclusivamente mezzi che dal “R.F.K.” (Reichsverband fur Freikörperkultur che è la denominazione della Federazione naturista tedesca di allora) vengono adoperati contemporaneamente ed insieme ad un approfondimento spirituale e ad un’elevazione morale.
E qui compare, per la prima volta, il termine “Freikörperperkultur (noto universalmente con la sigla FKK), non sempre traducibile con aderenza al significato intrinseco nelle altre lingue. Il termine, la cui traduzione italiana corrisponde a “cultura del corpo libero”, ha avuto una rapida diffusione nell’area linguistica tedesca per il “conio” di felice sintesi dei concetti che in se riassume, dopo aver assimilato una terminologia di locuzioni e sigle, dibattuta per più di una generazione.
Non deve apparire, ad ogni modo, strano, che ogni approfondimento delle origini del naturismo porti alla Germania: le prime e le maggiori opere sulla FKK, a livello divulgativo e scientifico, sono fiorite in quel paese, e così pure le prime istituzioni naturiste.
E la storia dei concetti qui da noi? E la “ridda” e lo scontro dei vocaboli in Italia? Dobbiamo, necessariamente, scomodare ancora una volta il Gorischegg (RdL, anno 2, n°2, pag.4): “Il Nudismo, che oggi costituisce la parte più appariscente del naturismo, non era ancora (l’anno di riferimento è il 1930, n.d.r.) compreso in questo vocabolo per cui si ricorreva allora all’espressione greca “ginnismo” (da gymnos = nudo) e in seguito, con sempre maggiore frequenza, alla locuzione naturismo integrale nell’intento di evitare l’uso dell’allora malfamato equivoco termine nudismo, perchè nudo voleva già dire sesso (e il nesso fra sesso e peccaminosità era allora, come spesso oggi, inevitabile; n.d.r.), finché nel secondo dopoguerra la parola - naturismo veniva ad includere anche il concetto di nudismo (che però - è bene rilevarlo - non significava già naturismo!).
Il timore che il riferimento al corpo umano nella sua interezza, e quindi anche nella sua possibile condizione di nudità, possa squalificare il movimento naturista agli occhi dei cosiddetti benpensanti, è stata forse la molla che ha fatto scattare un sistema di difese e di bardature lessicali, difficile, ancor oggi, da abbattere.
La loro “pericolosità” è evidente per la naturale tendenza a confondere le idee.
Che la “babele” delle parole sia condotta alle estreme conseguenze, lo si deduce dalla denominazione delle stesse federazioni nazionali.
Vi leggiamo il termine “nudista”, dal significato chiaramente riduttivo, anche se la nudità cui allude non è fine a se stessa, ne - ad esempio - quella della moda o dello streaking.
Vi leggiamo, ed è la maggioranza dei casi, il termine “naturista” che come si è visto, pur essendo quasi unanimemente accettato, lascia i contorni “fumosi”, prestandosi anche a interpretazioni equivoche.
Vi leggiamo ancora un termine insolito - quello di “Sunbathing,” che pur contando sul piano storico, si dimostra altrettanto riduttivo nella sua specificità. Infine, solamente per la federazione tedesca, il termine di “Freikörperkultur”, noto anche attraverso la sigla FKK.
Questo forse per il fatto che la parola ‘kultur” nella lingua tedesca sconfina nel più ampio significato di ”civiltà”, sarebbe ancora, a nostro avviso, un termine principe per qualificare il movimento naturista.
Un evolversi, quindi, “a piramide” di concetti complementari, in cui l’ultimo - in ordine di tempo - congloba, in sintesi, i precedenti.
Anche qui il miglior commento è quello del Gorischegg (RdL, anno l, n° 2, pag.8): “Viene evitata in maniera assoluta ogni unilateralità: non gimnismo, non vegetarismo, non fisiatria, non educazione fisica soli e di per se stessi formano la meta; ma sono esclusivamente mezzi che dal “R.F.K.” (Reichsverband fur Freikörperkultur che è la denominazione della Federazione naturista tedesca di allora) vengono adoperati contemporaneamente ed insieme ad un approfondimento spirituale e ad un’elevazione morale.
E qui compare, per la prima volta, il termine “Freikörperperkultur (noto universalmente con la sigla FKK), non sempre traducibile con aderenza al significato intrinseco nelle altre lingue. Il termine, la cui traduzione italiana corrisponde a “cultura del corpo libero”, ha avuto una rapida diffusione nell’area linguistica tedesca per il “conio” di felice sintesi dei concetti che in se riassume, dopo aver assimilato una terminologia di locuzioni e sigle, dibattuta per più di una generazione.
Non deve apparire, ad ogni modo, strano, che ogni approfondimento delle origini del naturismo porti alla Germania: le prime e le maggiori opere sulla FKK, a livello divulgativo e scientifico, sono fiorite in quel paese, e così pure le prime istituzioni naturiste.
E la storia dei concetti qui da noi? E la “ridda” e lo scontro dei vocaboli in Italia? Dobbiamo, necessariamente, scomodare ancora una volta il Gorischegg (RdL, anno 2, n°2, pag.4): “Il Nudismo, che oggi costituisce la parte più appariscente del naturismo, non era ancora (l’anno di riferimento è il 1930, n.d.r.) compreso in questo vocabolo per cui si ricorreva allora all’espressione greca “ginnismo” (da gymnos = nudo) e in seguito, con sempre maggiore frequenza, alla locuzione naturismo integrale nell’intento di evitare l’uso dell’allora malfamato equivoco termine nudismo, perchè nudo voleva già dire sesso (e il nesso fra sesso e peccaminosità era allora, come spesso oggi, inevitabile; n.d.r.), finché nel secondo dopoguerra la parola - naturismo veniva ad includere anche il concetto di nudismo (che però - è bene rilevarlo - non significava già naturismo!).
Il timore che il riferimento al corpo umano nella sua interezza, e quindi anche nella sua possibile condizione di nudità, possa squalificare il movimento naturista agli occhi dei cosiddetti benpensanti, è stata forse la molla che ha fatto scattare un sistema di difese e di bardature lessicali, difficile, ancor oggi, da abbattere.
La loro “pericolosità” è evidente per la naturale tendenza a confondere le idee.
Che la “babele” delle parole sia condotta alle estreme conseguenze, lo si deduce dalla denominazione delle stesse federazioni nazionali.
Vi leggiamo il termine “nudista”, dal significato chiaramente riduttivo, anche se la nudità cui allude non è fine a se stessa, ne - ad esempio - quella della moda o dello streaking.
Vi leggiamo, ed è la maggioranza dei casi, il termine “naturista” che come si è visto, pur essendo quasi unanimemente accettato, lascia i contorni “fumosi”, prestandosi anche a interpretazioni equivoche.
Vi leggiamo ancora un termine insolito - quello di “Sunbathing,” che pur contando sul piano storico, si dimostra altrettanto riduttivo nella sua specificità. Infine, solamente per la federazione tedesca, il termine di “Freikörperkultur”, noto anche attraverso la sigla FKK.
Questo forse per il fatto che la parola ‘kultur” nella lingua tedesca sconfina nel più ampio significato di ”civiltà”, sarebbe ancora, a nostro avviso, un termine principe per qualificare il movimento naturista.