Simboli, orpelli, mistificazioni
Dopo aver ricevuto il n.52 di InfoNaturista, nel quale ho trovato ottimo l’articolo di Pino Fiorella, come sempre attento indagatore e preciso formulatore di concetti, ho rilevato di essere stato chiamato in causa per una mia breve nota sul vezzo oggi in voga, anche in Paesi di grande civiltà, a riesumare discutibili usanze per lo più esoteriche in epoche passate, intendo il tatuaggio e il piercing.
Nel confermare la mia obiettiva posizione, ho trovato inconsistenti gli interventi a favore di dette pratiche, non solo per le carenti motivazioni, ma anche per l’assenza di logica e di un minimo di rigore espositivo. In particolare ho trovato fragile e sconnesso il pezzo del sig. Lanari perché non affronta il tema e si perde in conati pseudo letterari non pertinenti. Fra l’altro, rileggendo il suo pezzo, ho notato che mi era sfuggito l’epiteto di “antisociale” da lui attribuitomi.
Ma scusi: non sono forse più antisociali quelli che si ricoprono di “patacche”, i quali appunto si distinguono dagli altri mortali proprio perché portano misteriosi distintivi e tatuaggi appiccicati sul loro corpo, aventi lo scopo, non solo visivo, ma anche simbolico e ideologico di esibirsi come altra progenie rispetto alla gente comune, come me, non pataccata? Posto che la questione ha risvolti decisamente psicanalitici, vorrei passare la pratica al dottor Freud…
Tornando alla questione del tatuaggio/piercing ciò mi ricorda un analogo caso avvenuto anni fa a causa del problema dello scambismo, gabellato per naturismo, che io avevo allora stigmatizzato senza pietà, come ora ho fatto col tatuaggio e con il piercing.
Successivamente avevo contestato anche un sedicente “Neonaturismo” che perorava la causa di un naturismo in costume da bagno (optional), o comunque facoltativo: infatti, quando si ha un’idea bisogna anche approfondirla culturalmente, ciò che richiede studio, letture, riflessioni; bisogna opporsi agli errori e non inghiottire tutto. Il naturismo è una filosofia forte, non debole, come oggi si dice. Il naturismo non è relativista, ma dal relativismo è stato contagiato.
Faccio un esempio di altro genere, che riguarda l’omosessualità ma senza entrare nel merito o esprimere giudizi. Un uomo politico inglese, molto in vista, fa visita al Papa, vantando fral’altro la sua conversione.
A quanto si è appreso dai giornali, l’importante uomo politico avrebbe chiesto al Papa di “cedere” sul problema dell’omosessualità, ricevendone un rifiuto. Detto uomo politico ha dimostrato innanzitutto di essere ignorante per il fatto che per la Chiesa si tratta di una questione di carattere etico, e poi si è dimostrato ingenuo e maleducato per aver trattato il Papa come un mercante o un politiconzolo di provincia.
Si tratta dunque di una gaffe di tipo relativistico, perché per la Chiesa tale questione fa parte di quei principi non negoziabili. Anche il naturismo ha dei principi non negoziabili, ad esempio la nudità integrale. Non sarà la fine del mondo se delle persone, in un momento d’incertezza, si lasciano impataccare di tatuaggi.
Ma non si deve dimenticare, a prescindere dal significato e a prescindere dal principio estetico violato, che si tratta sempre di una copertura non giustificata del proprio corpo, al di là delle implicazioni igienico-salutistiche che tale pratica comporta, come recentemente ha spiegato la medicina ufficiale mettendo in guardia gli interessati per il pericolo d’infezioni (e l’uso di colori atossici non esclude la possibilità di incorrere in allergie).
Mi dispiace doverlo dire: in Italia ci sono Sindaci di già illustri città che non distinguono una chiesa da una moschea, un campanile da un minareto: relativismo e ignoranza! Lo stesso dicasi di quei giovani che accettano la moda del tatuaggio/piercing, senza distinguere la valenza di tali pratiche, che possiamo definire psicosoma-mistificatorie, imposte dalla ragione di mercato, dal degrado civile, dall’abbassamento e livellamento culturale, vere e proprie piaghe del nostro tempo.
Ma scusi: non sono forse più antisociali quelli che si ricoprono di “patacche”, i quali appunto si distinguono dagli altri mortali proprio perché portano misteriosi distintivi e tatuaggi appiccicati sul loro corpo, aventi lo scopo, non solo visivo, ma anche simbolico e ideologico di esibirsi come altra progenie rispetto alla gente comune, come me, non pataccata? Posto che la questione ha risvolti decisamente psicanalitici, vorrei passare la pratica al dottor Freud…
Tornando alla questione del tatuaggio/piercing ciò mi ricorda un analogo caso avvenuto anni fa a causa del problema dello scambismo, gabellato per naturismo, che io avevo allora stigmatizzato senza pietà, come ora ho fatto col tatuaggio e con il piercing.
Successivamente avevo contestato anche un sedicente “Neonaturismo” che perorava la causa di un naturismo in costume da bagno (optional), o comunque facoltativo: infatti, quando si ha un’idea bisogna anche approfondirla culturalmente, ciò che richiede studio, letture, riflessioni; bisogna opporsi agli errori e non inghiottire tutto. Il naturismo è una filosofia forte, non debole, come oggi si dice. Il naturismo non è relativista, ma dal relativismo è stato contagiato.
Faccio un esempio di altro genere, che riguarda l’omosessualità ma senza entrare nel merito o esprimere giudizi. Un uomo politico inglese, molto in vista, fa visita al Papa, vantando fral’altro la sua conversione.
A quanto si è appreso dai giornali, l’importante uomo politico avrebbe chiesto al Papa di “cedere” sul problema dell’omosessualità, ricevendone un rifiuto. Detto uomo politico ha dimostrato innanzitutto di essere ignorante per il fatto che per la Chiesa si tratta di una questione di carattere etico, e poi si è dimostrato ingenuo e maleducato per aver trattato il Papa come un mercante o un politiconzolo di provincia.
Si tratta dunque di una gaffe di tipo relativistico, perché per la Chiesa tale questione fa parte di quei principi non negoziabili. Anche il naturismo ha dei principi non negoziabili, ad esempio la nudità integrale. Non sarà la fine del mondo se delle persone, in un momento d’incertezza, si lasciano impataccare di tatuaggi.
Ma non si deve dimenticare, a prescindere dal significato e a prescindere dal principio estetico violato, che si tratta sempre di una copertura non giustificata del proprio corpo, al di là delle implicazioni igienico-salutistiche che tale pratica comporta, come recentemente ha spiegato la medicina ufficiale mettendo in guardia gli interessati per il pericolo d’infezioni (e l’uso di colori atossici non esclude la possibilità di incorrere in allergie).
Mi dispiace doverlo dire: in Italia ci sono Sindaci di già illustri città che non distinguono una chiesa da una moschea, un campanile da un minareto: relativismo e ignoranza! Lo stesso dicasi di quei giovani che accettano la moda del tatuaggio/piercing, senza distinguere la valenza di tali pratiche, che possiamo definire psicosoma-mistificatorie, imposte dalla ragione di mercato, dal degrado civile, dall’abbassamento e livellamento culturale, vere e proprie piaghe del nostro tempo.