Dalla Cina al Cile
Nudismo senza frontiere soprattutto sull’ isola di Hainan. Anche in questo caso, come per il Cile, a me sembra un grande passo avanti, visto che parliamo di un Paese comunista che aveva ereditato la tradizione fortemente puritana dell’ ultima Dinastia Qing (1644-1911).
Ma perché dico questo? Perché se scorriamo la storia della nudità ci rendiamo conto, primo, di come sia diversamente connotato il nudo nelle varie culture; secondo, che nonostante i grandi passi avanti fatti dal costume e dall’ evoluzione del comune senso del pudore, perlomeno nella società occidentale, il nudo rimane sempre uno dei tabù più difficili da sradicare. Come sappiamo il concetto di nudità e la sua accettazione dipendono dal punto di vista culturale.
E’ la cultura ad influire sul nostro modo di pensare, ossia ad accettare o a condannare la nudità pubblica, anche quando questa è impropria. Ad esempio, quando una persona espone le propria parti intime e il resto del corpo è coperto, queste sono definite nudità, e a seconda del tipo di cultura vengono indicate come “ vergognose” , “ oscene” , ecc., ma mai come “ naturali” .
Ma perché dico questo? Perché se scorriamo la storia della nudità ci rendiamo conto, primo, di come sia diversamente connotato il nudo nelle varie culture; secondo, che nonostante i grandi passi avanti fatti dal costume e dall’ evoluzione del comune senso del pudore, perlomeno nella società occidentale, il nudo rimane sempre uno dei tabù più difficili da sradicare. Come sappiamo il concetto di nudità e la sua accettazione dipendono dal punto di vista culturale.
E’ la cultura ad influire sul nostro modo di pensare, ossia ad accettare o a condannare la nudità pubblica, anche quando questa è impropria. Ad esempio, quando una persona espone le propria parti intime e il resto del corpo è coperto, queste sono definite nudità, e a seconda del tipo di cultura vengono indicate come “ vergognose” , “ oscene” , ecc., ma mai come “ naturali” .
Sebbene gli antropologi e i teologi cristiani sulla questione della nudità si trovino su posizioni spesso divergenti, entrambe concordano sul fatto che in origine gli uomini vivevano nudi come condizione naturale (dando per scontata la tesi che la specie umana si sia sviluppata originariamente in Africa).
Poi, a mano a mano che l’ uomo migrava verso nord ha dovuto “ inventarsi” il vestito, prima usando vegetali (nei climi temperati), poi pelli di animali (nei climi più freddi), e infine pellicce (quando si trovò a dover vivere nel freddo estremo del Grande Nord). climi miti l’ abbigliamento divenne sempre più sofisticato, non tenendo quasi più conto delle condizioni climatiche. Ad esempio, a Londra in pieno inverno le ragazze vanno in giro con la minigonna, mentre in Africa o in Amazzonia (dove i popoli che vivevano nudi stanno scomparendo) ormai ci si veste pur non essendocene la necessità. Detto questo, occorre sfatare alcuni miti sulla nudità permessa in alcune culture e in altre no.
Per esempio, uno di questi miti risale alla Grecia antica: pare che fosse più o meno accettata a Creta e a Sparta, come si vede nei reperti archeologici (ci sono vasi cretesi che ritraggono ragazze nude o seminude impegnate in esercizi ginnici) , ma in altre regioni dell’ Attica, come anche a Roma, la nudità era consentita soltanto in alcune manifestazioni sportive o nel contesto dei bagni pubblici. Il termine greco “gymnasium”, infatti, significa “ luogo dove stare nudi” o “luogo per essere nudi” .
Fra l’ altro, contrariamente a Creta, in molte città-Stato greche le donne addirittura non erano ammesse né come partecipanti né come spettatrici, ad eccezione di Sparta. Più avanti, pare fino all’ VIII secolo, i cristiani venivano battezzati nudi.
Ma poi questa pratica venne successivamente abbandonata a causa della svolta sessuofobica del Cristianesimo. A seguito di questa svolta, per tutto il Medioevo e fino all’ Ottocento, la nudità pubblica è stata considerata oscena (i bagni pubblici erano divisi tra maschi e femmine), con aberrazioni che in epoca vittoriana arrivarono a far coprire perfino le gambe del tavolo e del pianoforte (anche se questa storia sembra più leggenda che realtà).
Venendo ai giorni nostri, come regola generale la nudità pubblica non è accettata nella maggior parte delle società moderne, ad accezione di situazioni particolari come l’ esercizio della sessualità tra partner, per motivi di pulizia personale, nelle docce aperte distinte per sesso, per problemi medici, per motivi artistici, nelle arti figurative (pittura, scultura, fotografia), teatro, cinema e tv.
Da notare che mentre negli Stati Uniti (un popolo che ha avuto origini puritane e rimasto tuttora puritano) la nudità non è ammessa in alcun modo (perfino alle mamme è proibito allattare un neonato in pubblico), vi è l’ eccezione dello Stato di New York (unico fra gli Stati americani) dove è consentita l’ esposizione del seno in pubblico in base al principio di parità fra uomo e donna, come previsto dalla Costituzione degli Stati Uniti – 14° Emendamento (topfree equality e non topless, ci tiene a precisare il movimento che ha ottenuto questo risultato). Anche negli Stati dell’ Ontario, in Canada, è stata approvata una legge che permette alle donne di circolare a seno nudo.
In Europa le cose vanno diversamente: la tendenza in molti Paesi, come Germania, Olanda, Danimarca, Finlandia, ecc, è quella di consentire che entrambi i sessi facciano il bagno in piscina e la doccia nudi insieme, e questo grazie alla diffusione della filosofia naturista la cui influenza, nonostante tutto, si fa sentire nella società tessile.
Poi, a mano a mano che l’ uomo migrava verso nord ha dovuto “ inventarsi” il vestito, prima usando vegetali (nei climi temperati), poi pelli di animali (nei climi più freddi), e infine pellicce (quando si trovò a dover vivere nel freddo estremo del Grande Nord). climi miti l’ abbigliamento divenne sempre più sofisticato, non tenendo quasi più conto delle condizioni climatiche. Ad esempio, a Londra in pieno inverno le ragazze vanno in giro con la minigonna, mentre in Africa o in Amazzonia (dove i popoli che vivevano nudi stanno scomparendo) ormai ci si veste pur non essendocene la necessità. Detto questo, occorre sfatare alcuni miti sulla nudità permessa in alcune culture e in altre no.
Per esempio, uno di questi miti risale alla Grecia antica: pare che fosse più o meno accettata a Creta e a Sparta, come si vede nei reperti archeologici (ci sono vasi cretesi che ritraggono ragazze nude o seminude impegnate in esercizi ginnici) , ma in altre regioni dell’ Attica, come anche a Roma, la nudità era consentita soltanto in alcune manifestazioni sportive o nel contesto dei bagni pubblici. Il termine greco “gymnasium”, infatti, significa “ luogo dove stare nudi” o “luogo per essere nudi” .
Fra l’ altro, contrariamente a Creta, in molte città-Stato greche le donne addirittura non erano ammesse né come partecipanti né come spettatrici, ad eccezione di Sparta. Più avanti, pare fino all’ VIII secolo, i cristiani venivano battezzati nudi.
Ma poi questa pratica venne successivamente abbandonata a causa della svolta sessuofobica del Cristianesimo. A seguito di questa svolta, per tutto il Medioevo e fino all’ Ottocento, la nudità pubblica è stata considerata oscena (i bagni pubblici erano divisi tra maschi e femmine), con aberrazioni che in epoca vittoriana arrivarono a far coprire perfino le gambe del tavolo e del pianoforte (anche se questa storia sembra più leggenda che realtà).
Venendo ai giorni nostri, come regola generale la nudità pubblica non è accettata nella maggior parte delle società moderne, ad accezione di situazioni particolari come l’ esercizio della sessualità tra partner, per motivi di pulizia personale, nelle docce aperte distinte per sesso, per problemi medici, per motivi artistici, nelle arti figurative (pittura, scultura, fotografia), teatro, cinema e tv.
Da notare che mentre negli Stati Uniti (un popolo che ha avuto origini puritane e rimasto tuttora puritano) la nudità non è ammessa in alcun modo (perfino alle mamme è proibito allattare un neonato in pubblico), vi è l’ eccezione dello Stato di New York (unico fra gli Stati americani) dove è consentita l’ esposizione del seno in pubblico in base al principio di parità fra uomo e donna, come previsto dalla Costituzione degli Stati Uniti – 14° Emendamento (topfree equality e non topless, ci tiene a precisare il movimento che ha ottenuto questo risultato). Anche negli Stati dell’ Ontario, in Canada, è stata approvata una legge che permette alle donne di circolare a seno nudo.
In Europa le cose vanno diversamente: la tendenza in molti Paesi, come Germania, Olanda, Danimarca, Finlandia, ecc, è quella di consentire che entrambi i sessi facciano il bagno in piscina e la doccia nudi insieme, e questo grazie alla diffusione della filosofia naturista la cui influenza, nonostante tutto, si fa sentire nella società tessile.
Nel naturismo, infatti, la nudità è ammessa in condizioni di promiscuità di sesso e di età e in situazioni di vita quotidiana, anche se al nudismo naturista sono concesse soltanto zone riservate, come nei campeggi naturisti, nei villaggi e sulle spiagge autorizzate, ciò a causa del sopra citato tabù del nudo che ancora persiste ai giorni nostri, nonostante l’ evoluzione del costume.
Da quando il naturismo è nato, parliamo della Germania di metà Ottocento (grazie al pittore e scultore tedesco Karl Diefenbach, 1851-1913), appare strabiliante come nel giro di 150 anni esso si sia diffuso in tutto il mondo (20 milioni di praticanti, valore sottostimato) e a tutte le latitudini: dall’Europa all’ Australia, dal Sudafrica alla Nuova Zelanda, dalla Russia all’ America Latina, dagli Stati Uniti al Canada, ecc.
E adesso, con “l’aggiunta” della Cina, dove il naturismo non è ancora ufficialmente riconosciuto (esattamente come in l’ Italia), possiamo dire che veramente il naturismo ha abbattuto ogni frontiera.
Il naturismo non è una setta o una società segreta, ma una filosofia di vita chiaramente espressa e divulgata con i mezzi a disposizione (purtroppo limitati) delle varie federazioni e delle varie associazioni; perché il naturismo non è autoritario e quindi non prescrive l’ osservanza a leggi incomprensibili o a costrizioni sovrumane contrarie alla natura umana (vedi le religioni fondamentaliste); perché il naturismo non è la momentanea evasione da una realtà spersonalizzata, ma una continua ricerca di se stessi; perché il naturismo non è la speranza di poter consumare sesso a buon mercato, essendo ormai assodato che nudità non vuol dire disponibilità sessuale; perché il naturismo non è un rifugio per culture alternative (autentico guazzabuglio di micro-religioni), ma cultura della natura; perché il naturismo non è teoria, ma pratica, dato che ci si mette nudi senza tante chiacchiere e senza tanti distinguo, ciò che permette, con estrema semplicità, il reinserimento dell’ individuo nella natura, che purtroppo non conosce, e che per questo distrugge.
E se il naturismo, diffusosi dal Cile alla Cina, è diventato “ nudismo senza frontiere” , ciò si spiega col fatto che, non essendo una dottrina esoterica, tutto viene fatto alla luce del sole. Questo significa che il nostro movimento è aperto a chiunque voglia comprendere il messaggio naturista, che non è soltanto quello del rifiuto della violenza sulla natura, ma anche quello del rifiuto della violenza dell’ uomo sull’ uomo.
Da quando il naturismo è nato, parliamo della Germania di metà Ottocento (grazie al pittore e scultore tedesco Karl Diefenbach, 1851-1913), appare strabiliante come nel giro di 150 anni esso si sia diffuso in tutto il mondo (20 milioni di praticanti, valore sottostimato) e a tutte le latitudini: dall’Europa all’ Australia, dal Sudafrica alla Nuova Zelanda, dalla Russia all’ America Latina, dagli Stati Uniti al Canada, ecc.
E adesso, con “l’aggiunta” della Cina, dove il naturismo non è ancora ufficialmente riconosciuto (esattamente come in l’ Italia), possiamo dire che veramente il naturismo ha abbattuto ogni frontiera.
Il naturismo non è una setta o una società segreta, ma una filosofia di vita chiaramente espressa e divulgata con i mezzi a disposizione (purtroppo limitati) delle varie federazioni e delle varie associazioni; perché il naturismo non è autoritario e quindi non prescrive l’ osservanza a leggi incomprensibili o a costrizioni sovrumane contrarie alla natura umana (vedi le religioni fondamentaliste); perché il naturismo non è la momentanea evasione da una realtà spersonalizzata, ma una continua ricerca di se stessi; perché il naturismo non è la speranza di poter consumare sesso a buon mercato, essendo ormai assodato che nudità non vuol dire disponibilità sessuale; perché il naturismo non è un rifugio per culture alternative (autentico guazzabuglio di micro-religioni), ma cultura della natura; perché il naturismo non è teoria, ma pratica, dato che ci si mette nudi senza tante chiacchiere e senza tanti distinguo, ciò che permette, con estrema semplicità, il reinserimento dell’ individuo nella natura, che purtroppo non conosce, e che per questo distrugge.
E se il naturismo, diffusosi dal Cile alla Cina, è diventato “ nudismo senza frontiere” , ciò si spiega col fatto che, non essendo una dottrina esoterica, tutto viene fatto alla luce del sole. Questo significa che il nostro movimento è aperto a chiunque voglia comprendere il messaggio naturista, che non è soltanto quello del rifiuto della violenza sulla natura, ma anche quello del rifiuto della violenza dell’ uomo sull’ uomo.