VITA A CORPO NUDO: APPROCCIO BIOPSICOSOCIALE ALLA NUDITÀ INTEGRALE
Come si può parlare di nudità integrale? Consapevoli dell’unicità che appartiene ad ogni essere umano, ci siamo resi conto che se ne parla in tanti modi e con tante intepretazioni quante sono le persone che ne parlano, chi a favore, chi contro, ognuno in base alle proprie esperienze; quel che è certo, la nudità integrale del corpo non lascia nessuno indifferente.
Come «Università Popolare di Scienze della Salute Psicologiche e Sociali» di Torino (UNIPSI) ci occupiamo di Salute e benessere e consideriamo ogni esperienza nuova come un valore aggiunto nelle conoscenze e risorse dell’individuo, che abbandona le proprie sicurezze per affrontare qualcosa di nuovo e inesplorato; esplorazione e conoscenza sono imperativi psico-biologici per la sopravvivenza.
Guidati dall’imprescindibile metodo scientifico che sostiene il programma di studi e il personale che collabora con l’Università, abbiamo voluto analizzare l’esperienza della nudità integrale con occhio scientifico e secondo il metodo psico-biologico ovvero facendo riferimento a tutte le Scienze che si occupano di comportamento umano, per valutare se l’esperienza della nudità abbia qualche e quale utilità e produca quanti e quali danni in relazione ai bisogni naturali dell’essere umano.
Obiettivo del lavoro era prima di tutto verificare seriamente e poi divulgare l’esperienza della nudità come una delle possibili fonti di benessere per l’individuo, senza pregiudizi né preconcetti di alcun tipo. Ipotizzando che il modo migliore per approfondire fosse fare riferimento a chi la nudità integrale la conosce, abbiamo rastrellato la letteratura naturista italiana e straniera che abbiamo potuto recuperare, dai testi di Lamberto Paoletti del 1933 a tutti i numeri della presente INFONaturista, a libri scritti da nudisti e naturisti, siti, blog, gruppi social italiani ed esteri.
Ne è emersa una immagine netta, tanto entusiasmante da un lato quanto scoraggiante e anomala: nel materiale nudo-naturista si parla di nudità e naturismo sempre e solo in modo positivo, idealizzato e illusorio, si fa riferimento solo a documenti a proprio favore (peraltro molto pochi e non da tutti condivisi!) e si divulga un movimento di nudo universale come fonte di soli vantaggi e rimedio per problemi di ogni sorta.
Per approfondire e raccogliere opinioni reali, abbiamo diffuso un corposo questionario che è stato divulgato nel 2017 all’interno di Associazioni, gruppi e siti naturisti per raccogliere in modo anonimo la maggiore quantità di dati possibili, e nonostante insulti, rifiuti e ostruzionismo da parte di chi a nostro parere avrebbe dovuto collaborare con entusiasmo invece di respingere a priori la questione, abbiamo raggiunto un campione di 710 intervistati sia italiani che stranieri.
Abbiamo allargato la ricerca a qualsiasi testo affidabile potesse occuparsi di nudo e correlati, addentrandoci nel campo psicologico, sociologico, antropologico, storico, artistico, evoluzionistico e nelle varie banche dati mediche; solo con riferimento a tutte queste materie si possono tentare IPOTESI affrontando il discorso sotto tutti i punti di vista.
Di nudità integrale del corpo si è parlato in ogni tempo, in ogni luogo e in ogni spazio e non è certo una prerogativa naturista: ogni epoca, nazione e cultura ha prodotto interpretazioni della nudità, del sesso e dell’abito.
Nella neutra posizione di verifica dei dati e con l’onesto entusiamo di favorire la nudità integrale e uno stile di vita favorevole al benessere consapevole e informato, abbiamo deciso di pubblicare un testo di natura scientifica sia per FAVORIRE L’ESPERIENZA della nudità IN MODO REALISTICO, sia per CORREGGERE I DATI ERRATI CHE ABBIAMO RISCONTRATO VERIFICANDOLI CON I DATI SCIENTIFICI DISPONIBILI.
Siamo perfettamente a conoscenza che alcune informazioni fornite potranno irritare e infastidire qualcuno, ma di contro siamo schierati a favore della ricerca e della conoscenza e riteniamo che per essere credibili e avere riconoscimento pubblico si debba parlare e argomentare in modo onesto, serio e professionale, non tramite slogan o anedottica personale, con l’umiltà di correggersi quando si sbaglia.
Quando si parla di salute e benessere e di argomenti cosi delicati, non si può né approssimare, né inventare, né barare, ci si deve rivolgere a personale competente come medici e psicologi ma NON si deve dare spazio a opinionisti, a soggetti incompetenti e ciarlatani come gli operatori olistici interessati solo al proprio lucro e non all’essere umano; si deve cercare, controllare con attenzione, verificare le fonti e fare riferimento a studi e studiosi che lavorano in modo onesto e soprattutto disinteressato.
Pur non volendo generalizzare, nella letteratura naturista si parla del nudo in modalità più ideologica che concreta, si registrano estremismi e si propongono dati indiscutibili invece di formulare ipotesi e accettare umilmente che i valori sono soggettivi e personali; soprattutto abbiamo osservato la tendenza a rifiutare qualsiasi dato contrario, con prese di posizione integraliste, dogmatiche e irrispettose delle opinioni altrui.
La maleducazione di alcuni rappresentanti del settore ha lasciato totalmente perplessi e la deriva alternativa-ciarlatana presente in molti ambienti è preoccupante, se rapportato al fatto che il movimento naturista si pone come un modo per divulgare il rispetto di sé, degli altri e della natura tramite la nudità. La prima parte del testo approfondisce le validissime ragioni per le quali l’uomo ha coperto il corpo passando da forme di occultamento lievi e decorative a forme sempre più raffinate e coprenti. Stare nudi è naturale? Proprio come è perfettamente naturale, istintivo e necessario vestirsi-coprirsi!
La parte successiva è dedicata agli effetti che l’occultamento ha prodotto sul singolo individuo e i risvolti e le trasformazioni sociali e sessuali ed evolutive che l’abito ha determinato. La nudità integrale porta con sè dei vantaggi ma anche danni e pericoli che l’abito è stato perfettamente in grado di risolvere.
Ci si addentra nell’analisi psico-biologica della nudità integrale dal punto di vista dell’etologia e dell’antropologia, della psicologia con particolare riguardo all’aspetto dell’accudimento dei bambini e dei ragazzi. Il nudo fa davvero bene ai bambini e ai ragazzi? Ne siamo proprio sicuri? Cosa dicono veramente gli psicologi? Viene analizzata la nudità integrale dal punto di vista delle neuro-scienze osservando il funzionamento del sistema nervoso e immunitario correggendo errate idee che circolano al riguardo; purtroppo sembra che i naturisti amino fare copia-incolla delle fake news.
Come si produce la vitamina D e quando? E’ l’assenza del costume a fare la differenza? E’ stato approfondito l’argomento dell’interdipendenza corpo/mente che le neuro-scienze sta facendo pian piano emergere con fatica sviscerando l’immenso risvolto psicologico, dal piacere alla sofferenza del corpo nudo, dal senso di libertà all’autostima, dalla vergogna all’effetto placebo, passando per l’ampio e fondamentale discorso della sessualità fino ad arrivare alla salute. Il discorso sulla sessualità è doveroso ma soprattutto è centrale: al di là del dogmatico, inutile e irreale slogan ‘nudo non è sesso’ diffuso come una barzelletta tra i naturisti, la sessualità è l’unico vero nocciolo del discorso e non va evitato bensì compreso appieno.
Tramite i dati raccolti con il campione di indagine si è cercato di capire se la nudità soddisfa i bisogni umani primari biologici, i bisogni sociali personali e i bisogni della società in generale. Il rapporto con il nudo e la natura non segue regole univoche; NON sono stati condotti studi seri con il necessario gruppo di controllo di naturale, osservando cioè sia un gruppo di persone a corpo nudo sia un gruppo a corpo vestito che svolgano le stesse attività nelle stesse condizioni, per un congruo periodo di tempo, raccogliendo i risultati nel breve e nel lungo termine; i riferimenti al passato non sono termini di paragone utilizzabili e oltretutto giocano a sfavore della nudità.
Ci si può solo basare su esperienze di singoli che abbiano svolto una stessa attività qualche volta in stato di nudo e altre volte con i vestiti e raccoglierne le sensazioni personali. I naturisti non si sono sottoposti a ricerche valide che avrebbero potuto chiedere e ottenere, non ci sono dati che dimostrino che il naturismo o il nudo produca effetti di maggiore o minore resistenza alle malattie, miglioramenti o peggioramenti alla salute mentale, variazioni fisiologiche o qualsiasi altro dato che potrebbe interessare le Scienze mediche, tanto meno è dimostrato che produca miglioramenti nella società.
Si evidenzia un soggettivo senso di benessere o libertà ma esistono altrettante prove di disagio da considerare, rispettare e tutelare invece di ostinarsi a giocare il ruolo dei ‘naturisti incompresi’.
E’ stato dedicato spazio alla definizione di «naturismo» chiedendosi perché continua a essere cosi assillante il bisogno di specificare la differenza tra nudismo e naturismo quando basta affermare “mi piace e sto bene a vivere nuda/o” e abbiamo analizzato le trappole che si nascondono dietro alla definizione di «naturista». I termini “natura” e “naturale” sono stati totalmente fraintesi e manipolati a uso commerciale e la parola “naturista” sta assumendo le stesse interpretazioni sbagliate.
Associare al naturismo stili di vita pseudo-filosofici, pseudo-scientifici o regole o proposte legate al cibo, al sesso, a cure mediche o ad altre scelte sta ad indicare che il naturismo sta deviando verso una piega molto pericolosa e si sta allontanando dal ‘rispetto di sé, degli altri e della natura’ che teorizza.
Chiunque, ma a maggior ragione chi parla di naturismo, dovrebbe rendersi conto della propria responsabilità o irresponsabilità nel fare cattiva informazione. Se il naturismo rifiuta i valori scientifici per ripiegare su stupidaggini alternative, sta dimostrando alla società di essere un’ideologia-filosofia-movimento da evitare. Appoggiando appieno quelli che sono i presupposti teorici del naturismo, il rispetto per se stessi, per gli altri e per la natura sono una conseguenza dello studio e della conoscenza, della competenza e della responsabilità, non un prodotto della nudità integrale.
La nudità del corpo non accetta definizioni né deve essere oggetto di manipolazioni, a meno che si voglia diventare uguali a coloro che hanno manipolato l’essere umano con ogni altra modalità.
Senza fare riferimento né al passato che è passato né al futuro che non si conosce, si può TENTARE di dare un valore alla nudità nella società attuale intesa come uno stato dell’essere, uno dei tanti stati possibili, con relativi danni e benefici, senza pretese e senza assolutismi. Il filo conduttore del libro è quello ventilato da chi sta nudo, ovvero la libertà: LIBERTA’ DI ESSERE VESTITI e LIBERTA’ DI ESSERE NUDI OGNUNO COME RITIENE OPPORTUNO e COME SI SENTE A PROPRIO AGIO NEL PROPRIO AMBIENTE DI RIFERIMENTO, NEL DIRITTO DI VIVERE LA NUDITA’ o NEL DIRITTO DI RIFIUTARE LA NUDITA’, NUDI O VESTITI SIAMO TUTTI LO STESSO IDENTICO GENERE UMANO!
Una specie di ‘clothing-optional’ dove tutti sono inclusivi con tutti….ma la strada è lunga!
Guidati dall’imprescindibile metodo scientifico che sostiene il programma di studi e il personale che collabora con l’Università, abbiamo voluto analizzare l’esperienza della nudità integrale con occhio scientifico e secondo il metodo psico-biologico ovvero facendo riferimento a tutte le Scienze che si occupano di comportamento umano, per valutare se l’esperienza della nudità abbia qualche e quale utilità e produca quanti e quali danni in relazione ai bisogni naturali dell’essere umano.
Obiettivo del lavoro era prima di tutto verificare seriamente e poi divulgare l’esperienza della nudità come una delle possibili fonti di benessere per l’individuo, senza pregiudizi né preconcetti di alcun tipo. Ipotizzando che il modo migliore per approfondire fosse fare riferimento a chi la nudità integrale la conosce, abbiamo rastrellato la letteratura naturista italiana e straniera che abbiamo potuto recuperare, dai testi di Lamberto Paoletti del 1933 a tutti i numeri della presente INFONaturista, a libri scritti da nudisti e naturisti, siti, blog, gruppi social italiani ed esteri.
Ne è emersa una immagine netta, tanto entusiasmante da un lato quanto scoraggiante e anomala: nel materiale nudo-naturista si parla di nudità e naturismo sempre e solo in modo positivo, idealizzato e illusorio, si fa riferimento solo a documenti a proprio favore (peraltro molto pochi e non da tutti condivisi!) e si divulga un movimento di nudo universale come fonte di soli vantaggi e rimedio per problemi di ogni sorta.
Per approfondire e raccogliere opinioni reali, abbiamo diffuso un corposo questionario che è stato divulgato nel 2017 all’interno di Associazioni, gruppi e siti naturisti per raccogliere in modo anonimo la maggiore quantità di dati possibili, e nonostante insulti, rifiuti e ostruzionismo da parte di chi a nostro parere avrebbe dovuto collaborare con entusiasmo invece di respingere a priori la questione, abbiamo raggiunto un campione di 710 intervistati sia italiani che stranieri.
Abbiamo allargato la ricerca a qualsiasi testo affidabile potesse occuparsi di nudo e correlati, addentrandoci nel campo psicologico, sociologico, antropologico, storico, artistico, evoluzionistico e nelle varie banche dati mediche; solo con riferimento a tutte queste materie si possono tentare IPOTESI affrontando il discorso sotto tutti i punti di vista.
Di nudità integrale del corpo si è parlato in ogni tempo, in ogni luogo e in ogni spazio e non è certo una prerogativa naturista: ogni epoca, nazione e cultura ha prodotto interpretazioni della nudità, del sesso e dell’abito.
Nella neutra posizione di verifica dei dati e con l’onesto entusiamo di favorire la nudità integrale e uno stile di vita favorevole al benessere consapevole e informato, abbiamo deciso di pubblicare un testo di natura scientifica sia per FAVORIRE L’ESPERIENZA della nudità IN MODO REALISTICO, sia per CORREGGERE I DATI ERRATI CHE ABBIAMO RISCONTRATO VERIFICANDOLI CON I DATI SCIENTIFICI DISPONIBILI.
Siamo perfettamente a conoscenza che alcune informazioni fornite potranno irritare e infastidire qualcuno, ma di contro siamo schierati a favore della ricerca e della conoscenza e riteniamo che per essere credibili e avere riconoscimento pubblico si debba parlare e argomentare in modo onesto, serio e professionale, non tramite slogan o anedottica personale, con l’umiltà di correggersi quando si sbaglia.
Quando si parla di salute e benessere e di argomenti cosi delicati, non si può né approssimare, né inventare, né barare, ci si deve rivolgere a personale competente come medici e psicologi ma NON si deve dare spazio a opinionisti, a soggetti incompetenti e ciarlatani come gli operatori olistici interessati solo al proprio lucro e non all’essere umano; si deve cercare, controllare con attenzione, verificare le fonti e fare riferimento a studi e studiosi che lavorano in modo onesto e soprattutto disinteressato.
Pur non volendo generalizzare, nella letteratura naturista si parla del nudo in modalità più ideologica che concreta, si registrano estremismi e si propongono dati indiscutibili invece di formulare ipotesi e accettare umilmente che i valori sono soggettivi e personali; soprattutto abbiamo osservato la tendenza a rifiutare qualsiasi dato contrario, con prese di posizione integraliste, dogmatiche e irrispettose delle opinioni altrui.
La maleducazione di alcuni rappresentanti del settore ha lasciato totalmente perplessi e la deriva alternativa-ciarlatana presente in molti ambienti è preoccupante, se rapportato al fatto che il movimento naturista si pone come un modo per divulgare il rispetto di sé, degli altri e della natura tramite la nudità. La prima parte del testo approfondisce le validissime ragioni per le quali l’uomo ha coperto il corpo passando da forme di occultamento lievi e decorative a forme sempre più raffinate e coprenti. Stare nudi è naturale? Proprio come è perfettamente naturale, istintivo e necessario vestirsi-coprirsi!
La parte successiva è dedicata agli effetti che l’occultamento ha prodotto sul singolo individuo e i risvolti e le trasformazioni sociali e sessuali ed evolutive che l’abito ha determinato. La nudità integrale porta con sè dei vantaggi ma anche danni e pericoli che l’abito è stato perfettamente in grado di risolvere.
Ci si addentra nell’analisi psico-biologica della nudità integrale dal punto di vista dell’etologia e dell’antropologia, della psicologia con particolare riguardo all’aspetto dell’accudimento dei bambini e dei ragazzi. Il nudo fa davvero bene ai bambini e ai ragazzi? Ne siamo proprio sicuri? Cosa dicono veramente gli psicologi? Viene analizzata la nudità integrale dal punto di vista delle neuro-scienze osservando il funzionamento del sistema nervoso e immunitario correggendo errate idee che circolano al riguardo; purtroppo sembra che i naturisti amino fare copia-incolla delle fake news.
Come si produce la vitamina D e quando? E’ l’assenza del costume a fare la differenza? E’ stato approfondito l’argomento dell’interdipendenza corpo/mente che le neuro-scienze sta facendo pian piano emergere con fatica sviscerando l’immenso risvolto psicologico, dal piacere alla sofferenza del corpo nudo, dal senso di libertà all’autostima, dalla vergogna all’effetto placebo, passando per l’ampio e fondamentale discorso della sessualità fino ad arrivare alla salute. Il discorso sulla sessualità è doveroso ma soprattutto è centrale: al di là del dogmatico, inutile e irreale slogan ‘nudo non è sesso’ diffuso come una barzelletta tra i naturisti, la sessualità è l’unico vero nocciolo del discorso e non va evitato bensì compreso appieno.
Tramite i dati raccolti con il campione di indagine si è cercato di capire se la nudità soddisfa i bisogni umani primari biologici, i bisogni sociali personali e i bisogni della società in generale. Il rapporto con il nudo e la natura non segue regole univoche; NON sono stati condotti studi seri con il necessario gruppo di controllo di naturale, osservando cioè sia un gruppo di persone a corpo nudo sia un gruppo a corpo vestito che svolgano le stesse attività nelle stesse condizioni, per un congruo periodo di tempo, raccogliendo i risultati nel breve e nel lungo termine; i riferimenti al passato non sono termini di paragone utilizzabili e oltretutto giocano a sfavore della nudità.
Ci si può solo basare su esperienze di singoli che abbiano svolto una stessa attività qualche volta in stato di nudo e altre volte con i vestiti e raccoglierne le sensazioni personali. I naturisti non si sono sottoposti a ricerche valide che avrebbero potuto chiedere e ottenere, non ci sono dati che dimostrino che il naturismo o il nudo produca effetti di maggiore o minore resistenza alle malattie, miglioramenti o peggioramenti alla salute mentale, variazioni fisiologiche o qualsiasi altro dato che potrebbe interessare le Scienze mediche, tanto meno è dimostrato che produca miglioramenti nella società.
Si evidenzia un soggettivo senso di benessere o libertà ma esistono altrettante prove di disagio da considerare, rispettare e tutelare invece di ostinarsi a giocare il ruolo dei ‘naturisti incompresi’.
E’ stato dedicato spazio alla definizione di «naturismo» chiedendosi perché continua a essere cosi assillante il bisogno di specificare la differenza tra nudismo e naturismo quando basta affermare “mi piace e sto bene a vivere nuda/o” e abbiamo analizzato le trappole che si nascondono dietro alla definizione di «naturista». I termini “natura” e “naturale” sono stati totalmente fraintesi e manipolati a uso commerciale e la parola “naturista” sta assumendo le stesse interpretazioni sbagliate.
Associare al naturismo stili di vita pseudo-filosofici, pseudo-scientifici o regole o proposte legate al cibo, al sesso, a cure mediche o ad altre scelte sta ad indicare che il naturismo sta deviando verso una piega molto pericolosa e si sta allontanando dal ‘rispetto di sé, degli altri e della natura’ che teorizza.
Chiunque, ma a maggior ragione chi parla di naturismo, dovrebbe rendersi conto della propria responsabilità o irresponsabilità nel fare cattiva informazione. Se il naturismo rifiuta i valori scientifici per ripiegare su stupidaggini alternative, sta dimostrando alla società di essere un’ideologia-filosofia-movimento da evitare. Appoggiando appieno quelli che sono i presupposti teorici del naturismo, il rispetto per se stessi, per gli altri e per la natura sono una conseguenza dello studio e della conoscenza, della competenza e della responsabilità, non un prodotto della nudità integrale.
La nudità del corpo non accetta definizioni né deve essere oggetto di manipolazioni, a meno che si voglia diventare uguali a coloro che hanno manipolato l’essere umano con ogni altra modalità.
Senza fare riferimento né al passato che è passato né al futuro che non si conosce, si può TENTARE di dare un valore alla nudità nella società attuale intesa come uno stato dell’essere, uno dei tanti stati possibili, con relativi danni e benefici, senza pretese e senza assolutismi. Il filo conduttore del libro è quello ventilato da chi sta nudo, ovvero la libertà: LIBERTA’ DI ESSERE VESTITI e LIBERTA’ DI ESSERE NUDI OGNUNO COME RITIENE OPPORTUNO e COME SI SENTE A PROPRIO AGIO NEL PROPRIO AMBIENTE DI RIFERIMENTO, NEL DIRITTO DI VIVERE LA NUDITA’ o NEL DIRITTO DI RIFIUTARE LA NUDITA’, NUDI O VESTITI SIAMO TUTTI LO STESSO IDENTICO GENERE UMANO!
Una specie di ‘clothing-optional’ dove tutti sono inclusivi con tutti….ma la strada è lunga!