Utilitá di una rivista Naturista
leggendo con interesse l’articolo, di Pino Fiorella, pubblicato sul n° 82 della nostra rivista con il titolo “il perché di una rivista naturista”. L’attento osservatore e studioso del nostro movimento, con questo articolo, ha voluto entrare nel merito dell’utilità delle riviste naturiste.
Colgo l’occasione di questo intervento, dell’amico Pino, per ampliare e approfondire l’analisi di questo problema che personalmente, oggi, ritengo molto importante.
Per aiutare ad entrare più facilmente nell’argomento sottolineo alcune “frasi chiave” dell’articolo di Fiorella:
• Oggi più che mai è indispensabile che il messaggio naturista venga filtrato da una rivista che parli di naturismo
• Rivista che faccia da filtro tra l’ignoranza e la conoscenza
• Non si può parlare di naturismo senza conoscere la storia (del movimento naturista n.d.r.)
• Non si può parlare di naturismo senza una adeguata preparazione culturale
• Una rivista naturista serve non solo a trasmettere informazioni naturiste, ma anche a veicolare cultura naturista e a non fare “chiacchiere da bar”
• Noi continuiamo a scrivere ugualmente, coscienti del fatto che non si può fare a meno di una tradizione scritta
• La tradizione scritta è stata portata avanti con il lavoro di infaticabili scrittori naturisti, senza i quali il naturismo non avrebbe raggiunto i traguardi che conosciamo
• La nostra rivista, oltre alla necessaria pubblicità, alle notizie ed ai resoconti delle varie manifestazioni, contiene articoli utili ad approfondire le idee
• La rivista serve ad elaborare il pensiero naturista e a renderlo il più possibile concreto ed attuabile
• Il naturismo impone prese di posizione e decisioni importanti e decidere su come si vuole sviluppare il movimento naturista nei club, nei campeggi e nei centri vacanze o cercare di diffondere il naturismo libero su spiagge autorizzate (o no n.d.r.)
• La prima via, è vero, è costosa, perché richiede investimenti importanti, ma garantisce sicurezza, tranquillità, vita sociale, controllo sui bambini ecc.
• La seconda via è la meno costosa, ma richiede la concessione (delle spiagge n.d.r.), l’autorizzazione e il riconoscimento di praticare il nudismo da parte delle Amministrazioni locali, il che non è semplice (se non impossibile n.d.r.)
• Anche superando questo ostacolo rimane il problema della sicurezza a causa della morbo-sità che la nudità suscita nei tessili (e nei falsi naturisti n.d.r.) tabuizzati che hanno libero accesso alle spiagge concesse alla pratica del naturismo (e a quelle “libere” n.d.r.).
Oggi è molto difficile far vivere una rivista, i costi sono elevati e non è facile trovare persone disposte a scrivere articoli e saggi sul naturismo e lavorare in gruppo.
E’ molto più facile inveire e scrivere insulti sui blog e sui social senza argomentare e disquisire sugli argomenti. Le riviste devono essere aperte al dialogo e alle pubblicazioni, ma devono fare il filtro sugli argomenti e sui modi civili ed educati che bisogna avere nella stesura anche delle critiche.
La rivista cartacea, a mio modesto parere, ha ancora la sua validità perché garantisce un pubblico selezionato, la scelta dei contenuti e può raggiungere persone non ancora sintonizzate regolarmente in rete.
Fin dalle origini le riviste naturiste sono state frutto del lavoro di singoli e gruppi di naturisti coinvolti in Club e Associazioni. La prima rivista naturista è stata pubblicata a Dresda (Germania) nel 1902 “Die schonheit” (di K. Vanselow) e il primo “Campo Nudista” è sorto in Germania nel 1903. Bisogna aspettare gli anni ‘20 per vedere esplodere il movimento associativo naturista in Germania e Francia in particolare.
All’inizio degli anni ‘30 si contavano più di 20 riviste in Germania e alcune in Francia. Le dittature e la guerra spazzarono via le associazioni e le relative riviste e solo dopo il 2° conflitto mondiale lentamente il movimento naturista risorse. Nel 1948 si costituì la Federazione naturista francese e l’anno dopo nacque la famosa rivista “La vie au soleil” di A.e C. Lecocq. Nel 1949, dopo la ricostituzione delle associazioni nel territorio, nacque la D.F.K. tedesca e riapparvero nuovamente alcune riviste associative. La Federazione naturista internazionale si costituì solo nel 1953. Attualmente in Francia ci sono 98 Associazioni con 2 importanti riviste.
Molte di queste Associazioni non hanno terreni o Club a cui appoggiarsi e non sono in grado di avere una regolare e continuativa vita associativa. In Italia ci furono, sin dall’inizio, dei tentativi di pubblicazione di riviste. Furono stampati libri di singoli pionieri ma la rivista è cosa più complessa dal punto di vista organizzativo.
Daniele Agnoli ci riuscì nel 1971 con il suo “Naturismo” che venne pubblicato fino al 1998 quando confluì nell’“Infonaturista” dell’U.N.I. Le Federazioni Nazionali e Internazionali non devono soffocare e comprimere le “pulsioni” delle Associazioni. Le problematiche che il movimento naturista è chiamato ad affrontare in questo periodo sono molto importanti e fondamentali per l’esistenza stessa del movimento.
Le Federazioni ci rappresentano di fronte al mondo dei media e con i grossi Enti pubblici territoriali e questo rapporto, spesso, è fragile e molto condizionato dalla politica. Sono le associazioni che vivono con enel territorio che attraverso la loro esistenza e la loro opera, rappresentano il mondo naturista e non c’è nulla di meglio che una rivista per “parlare” al mondo naturista e non. La rivista associativa è un “atto di esistere”.
Certo si possono scrivere cose anche noiose, a volte poco esatte per scarsa informazione e magari irritare qualcuno per troppa schiettezza, ma la discussione deve sempre essere aperta, salvo censurare i maleducati e i violenti. Il naturismo si fonda sul rispetto, l’educazione e la democrazia e non solo sull’atto della nudità come pensa qualcuno che ha la tessera ma ne fa un uso scorretto. Quante sono le Associazioni attive tutto l’anno nel nostro territorio nazionale? E quante sono le riviste pubblicate regolarmente con diffusione anche internazionale? Sarei contento fossero molte, così da dimostrare una grande vitalità e presenza nel tessuto sociale.
Purtroppo non è così e i naturisti/nudisti dei weekend estivi sono troppi. Il nostro obiettivo è quello di avere naturisti tutto l’anno ma questo si può concretizzare solo se esistono club, terreni e villaggi a cui appoggiarsi. Non possiamo vivere da naturisti con il miraggio delle spiagge libere a 500 Km, spiagge libere da chi? In quali condizioni e con quali garanzie? La rivista serve anche a farci capire chi siamo e cosa vogliamo per vivere al meglio il nostro naturismo.
Per aiutare ad entrare più facilmente nell’argomento sottolineo alcune “frasi chiave” dell’articolo di Fiorella:
• Oggi più che mai è indispensabile che il messaggio naturista venga filtrato da una rivista che parli di naturismo
• Rivista che faccia da filtro tra l’ignoranza e la conoscenza
• Non si può parlare di naturismo senza conoscere la storia (del movimento naturista n.d.r.)
• Non si può parlare di naturismo senza una adeguata preparazione culturale
• Una rivista naturista serve non solo a trasmettere informazioni naturiste, ma anche a veicolare cultura naturista e a non fare “chiacchiere da bar”
• Noi continuiamo a scrivere ugualmente, coscienti del fatto che non si può fare a meno di una tradizione scritta
• La tradizione scritta è stata portata avanti con il lavoro di infaticabili scrittori naturisti, senza i quali il naturismo non avrebbe raggiunto i traguardi che conosciamo
• La nostra rivista, oltre alla necessaria pubblicità, alle notizie ed ai resoconti delle varie manifestazioni, contiene articoli utili ad approfondire le idee
• La rivista serve ad elaborare il pensiero naturista e a renderlo il più possibile concreto ed attuabile
• Il naturismo impone prese di posizione e decisioni importanti e decidere su come si vuole sviluppare il movimento naturista nei club, nei campeggi e nei centri vacanze o cercare di diffondere il naturismo libero su spiagge autorizzate (o no n.d.r.)
• La prima via, è vero, è costosa, perché richiede investimenti importanti, ma garantisce sicurezza, tranquillità, vita sociale, controllo sui bambini ecc.
• La seconda via è la meno costosa, ma richiede la concessione (delle spiagge n.d.r.), l’autorizzazione e il riconoscimento di praticare il nudismo da parte delle Amministrazioni locali, il che non è semplice (se non impossibile n.d.r.)
• Anche superando questo ostacolo rimane il problema della sicurezza a causa della morbo-sità che la nudità suscita nei tessili (e nei falsi naturisti n.d.r.) tabuizzati che hanno libero accesso alle spiagge concesse alla pratica del naturismo (e a quelle “libere” n.d.r.).
Oggi è molto difficile far vivere una rivista, i costi sono elevati e non è facile trovare persone disposte a scrivere articoli e saggi sul naturismo e lavorare in gruppo.
E’ molto più facile inveire e scrivere insulti sui blog e sui social senza argomentare e disquisire sugli argomenti. Le riviste devono essere aperte al dialogo e alle pubblicazioni, ma devono fare il filtro sugli argomenti e sui modi civili ed educati che bisogna avere nella stesura anche delle critiche.
La rivista cartacea, a mio modesto parere, ha ancora la sua validità perché garantisce un pubblico selezionato, la scelta dei contenuti e può raggiungere persone non ancora sintonizzate regolarmente in rete.
Fin dalle origini le riviste naturiste sono state frutto del lavoro di singoli e gruppi di naturisti coinvolti in Club e Associazioni. La prima rivista naturista è stata pubblicata a Dresda (Germania) nel 1902 “Die schonheit” (di K. Vanselow) e il primo “Campo Nudista” è sorto in Germania nel 1903. Bisogna aspettare gli anni ‘20 per vedere esplodere il movimento associativo naturista in Germania e Francia in particolare.
All’inizio degli anni ‘30 si contavano più di 20 riviste in Germania e alcune in Francia. Le dittature e la guerra spazzarono via le associazioni e le relative riviste e solo dopo il 2° conflitto mondiale lentamente il movimento naturista risorse. Nel 1948 si costituì la Federazione naturista francese e l’anno dopo nacque la famosa rivista “La vie au soleil” di A.e C. Lecocq. Nel 1949, dopo la ricostituzione delle associazioni nel territorio, nacque la D.F.K. tedesca e riapparvero nuovamente alcune riviste associative. La Federazione naturista internazionale si costituì solo nel 1953. Attualmente in Francia ci sono 98 Associazioni con 2 importanti riviste.
Molte di queste Associazioni non hanno terreni o Club a cui appoggiarsi e non sono in grado di avere una regolare e continuativa vita associativa. In Italia ci furono, sin dall’inizio, dei tentativi di pubblicazione di riviste. Furono stampati libri di singoli pionieri ma la rivista è cosa più complessa dal punto di vista organizzativo.
Daniele Agnoli ci riuscì nel 1971 con il suo “Naturismo” che venne pubblicato fino al 1998 quando confluì nell’“Infonaturista” dell’U.N.I. Le Federazioni Nazionali e Internazionali non devono soffocare e comprimere le “pulsioni” delle Associazioni. Le problematiche che il movimento naturista è chiamato ad affrontare in questo periodo sono molto importanti e fondamentali per l’esistenza stessa del movimento.
Le Federazioni ci rappresentano di fronte al mondo dei media e con i grossi Enti pubblici territoriali e questo rapporto, spesso, è fragile e molto condizionato dalla politica. Sono le associazioni che vivono con enel territorio che attraverso la loro esistenza e la loro opera, rappresentano il mondo naturista e non c’è nulla di meglio che una rivista per “parlare” al mondo naturista e non. La rivista associativa è un “atto di esistere”.
Certo si possono scrivere cose anche noiose, a volte poco esatte per scarsa informazione e magari irritare qualcuno per troppa schiettezza, ma la discussione deve sempre essere aperta, salvo censurare i maleducati e i violenti. Il naturismo si fonda sul rispetto, l’educazione e la democrazia e non solo sull’atto della nudità come pensa qualcuno che ha la tessera ma ne fa un uso scorretto. Quante sono le Associazioni attive tutto l’anno nel nostro territorio nazionale? E quante sono le riviste pubblicate regolarmente con diffusione anche internazionale? Sarei contento fossero molte, così da dimostrare una grande vitalità e presenza nel tessuto sociale.
Purtroppo non è così e i naturisti/nudisti dei weekend estivi sono troppi. Il nostro obiettivo è quello di avere naturisti tutto l’anno ma questo si può concretizzare solo se esistono club, terreni e villaggi a cui appoggiarsi. Non possiamo vivere da naturisti con il miraggio delle spiagge libere a 500 Km, spiagge libere da chi? In quali condizioni e con quali garanzie? La rivista serve anche a farci capire chi siamo e cosa vogliamo per vivere al meglio il nostro naturismo.