Le origini del movimento Naturista nel Mondo
Natura viene dal latino “nascor”, natura è ciò che nasce; il sesso è l’espressione somatica del nascere, dell’essere tramite il divenire. Nascondere il sesso significa nascondere l’intuizione più immediata della natura come perenne nascere e divenire.
Sta in questa intuizione, che deve essere garantita soprattutto ai bambini ed ai giovani, l’aspetto educativo del nudismo – in concomitanza col suo aspetto salutistico ed umanitario e la sua capacità di far derivare il rispetto della natura umana ed esterna dalla presenza della nudità nella nostra vita di ogni giorno in quanto sentimento dell’affermarsi della vita nei ritmi del nascere perenne.
La nostra sessualità è l’espressione del continuo rinascere della nostra persona ed è la nostra sessualità, specie se apertamente palesata e quindi socializzata, che ci conferisce la gioia di vivere con la sensazione del nostro rinascere.
Sta in questa intuizione, che deve essere garantita soprattutto ai bambini ed ai giovani, l’aspetto educativo del nudismo – in concomitanza col suo aspetto salutistico ed umanitario e la sua capacità di far derivare il rispetto della natura umana ed esterna dalla presenza della nudità nella nostra vita di ogni giorno in quanto sentimento dell’affermarsi della vita nei ritmi del nascere perenne.
La nostra sessualità è l’espressione del continuo rinascere della nostra persona ed è la nostra sessualità, specie se apertamente palesata e quindi socializzata, che ci conferisce la gioia di vivere con la sensazione del nostro rinascere.
Chi ama stare nudo ed è felice di stare nudo non è pertanto un esibizionista come affermano i profani, bensì una persona che istintivamente o coscientemente intuisce e interiorizza il fenomeno dell’esistere come perenne nascere e da ciò trae altissima gioia.
A me sembra che questa sia la verità fondamentale della nostra idea, una verità sempre valida e attuale. Viene meno alla sua ragione di essere quella organizzazione naturista che non si faccia portavoce di questo fondamentale messaggio naturista, un messaggio che così impostato elimina tra l’altro anche ogni equivoco sui rapporti tra nudismo e naturismo, termini che si equivalgono sia etimologicamente che concettualmente.
Questa verità rimarrebbe improduttiva se non fosse seguita da uno studio diuturno dei ritmi impliciti nel nascere: anche questo è compito dell’organizzazione, ossia far conoscere a chi ha perduto la dimensione natura i tempi e i ritmi con cui la vita nasce e si evolve. Applicare questi criteri alle diverse circostanze della vita significa conseguentemente e automaticamente fare dell’ecologia, dell’educazione alla salute, dell’alimentarismo, dello sport naturale, della pedagogia del lavoro. Queste non sono scienze a sé stanti ma corollari e specializzazioni della fondamentale intuizione vitalistica.
Dal concetto della nudità e della sessualità come espressione visiva e sensazione interiore del continuo rinascere della vita in noi è facile arguire e dedurre quali possono essere le manifestazioni culturali, sportive, il modo di operare e di lavorare ed ogni altro atteggiamento spirituale e creativo dell’anima naturista.
E’ importante infatti che il naturismo sappia distinguere ciò che è congeniale all’anima naturista e ciò che viene mutuato dal mondo convenzionale. Stabilito ciò che si addice al naturismo e ciò che deve essere rigettato quale prodotto della società consumista, le stimolazioni che gli attivisti naturisti promuovono, dovranno essere indirizzate verso ciò che si attiene alla crescita spirituale dell’individuo e non verso ciò che soddisfa unicamente un’inclinazione consumistica. Il naturista è attivo, anche quando è contemplativo, riflessivo, umilmente attento a comprendere il senso delle cose. Il naturismo organizzato dovrà offrire al neofita ciò che stimola la sua attività fisica e mentale, non dovrà propinargli ciò che hanno stabilito i produttori di bisogni artificiali. Facciamo un esempio avvalendoci delle riflessioni di un grande psicanalista e umanista, Erich Fromm.
Giustamente egli sostiene che il mondo giovanile, liberatosi dei legami patriarcali, è diventato vittima di una nuova forma di consumismo, in parte diverso da quello rimproverato alla generazione precedente. Questo consumismo è determinato da una crescente propensione alla dipendenza.
Qui possiamo mettere allo stesso titolo diverse cose apparentemente diverse tra di loro: la droga, il fumo, l’alcool, la televisione, le auto, le vesti, la moda, gli auricolari, la musica elettronica, i ritmi monotoni e ossessivi. La dipendenza dalla droga in genere (e certamente quanto sopra elencato è droga) - dice letteralmente Fromm – “è pura espressione dell’homo consumens, passivo, ignavo, che i figli criticano nei genitori, ma che esiste anche in loro, sia pure sotto altre spoglie, e che li fa rientrare nella categoria degli esseri umani perennemente in attesa di qualcosa che provenga dall’esterno: droga, sessualità, ritmi che li ipnotizzano, li travolgono, li esaltano.
Sono ritmi che non richiedono una attività, ma li trascinano in una sorta di orgia, in uno stato di alterazione, in cui ci si dimentica, dunque si è assolutamente passivi. L’uomo attivo invece non si dimentica, ma è e resta di continuo sé stesso: diventa più maturo, più emancipato, cresce.
L’uomo passivo è l’eterno lattante. In fin dei conti poco importa che cosa consumi: è perennemente in attesa, a bocca aperta, del poppatoio che gli procura soddisfazione, senza che debba muovere un dito, senza che debba far ricorso alle sue energie psichiche e alla fine si ritrova stanco, spossato, sonnolento. Il sonno in cui finisce per sprofondare è spesso più uno stordimento, uno sfinimento frutto di noia, che una sana rigenerazione.”
A questo punto ci domandiamo: le nostre associazioni dovranno offrire ciò che l’epoca impone oppure è la nostra idea soltanto un’utopia, un idillio di sognatori, una suggestione escatologica? Oppure è qualche cosa d’altro? Sbagliamo se propendiamo verso il nudismo consumistico, oppure perché crediamo nella possibilità di una rigenerazione dell’umanità tramite il naturismo? Io penso che il nostro movimento abbia fondamenti realistici e indubbi contenuti educativi e culturali, ma che non sia mai espressione del tempo, di un’epoca.
Anzi esso opera al di fuori del tempo, come il tabù immortale del sesso. Risiede in questo la sua forza e il suo fascino.
A me sembra che questa sia la verità fondamentale della nostra idea, una verità sempre valida e attuale. Viene meno alla sua ragione di essere quella organizzazione naturista che non si faccia portavoce di questo fondamentale messaggio naturista, un messaggio che così impostato elimina tra l’altro anche ogni equivoco sui rapporti tra nudismo e naturismo, termini che si equivalgono sia etimologicamente che concettualmente.
Questa verità rimarrebbe improduttiva se non fosse seguita da uno studio diuturno dei ritmi impliciti nel nascere: anche questo è compito dell’organizzazione, ossia far conoscere a chi ha perduto la dimensione natura i tempi e i ritmi con cui la vita nasce e si evolve. Applicare questi criteri alle diverse circostanze della vita significa conseguentemente e automaticamente fare dell’ecologia, dell’educazione alla salute, dell’alimentarismo, dello sport naturale, della pedagogia del lavoro. Queste non sono scienze a sé stanti ma corollari e specializzazioni della fondamentale intuizione vitalistica.
Dal concetto della nudità e della sessualità come espressione visiva e sensazione interiore del continuo rinascere della vita in noi è facile arguire e dedurre quali possono essere le manifestazioni culturali, sportive, il modo di operare e di lavorare ed ogni altro atteggiamento spirituale e creativo dell’anima naturista.
E’ importante infatti che il naturismo sappia distinguere ciò che è congeniale all’anima naturista e ciò che viene mutuato dal mondo convenzionale. Stabilito ciò che si addice al naturismo e ciò che deve essere rigettato quale prodotto della società consumista, le stimolazioni che gli attivisti naturisti promuovono, dovranno essere indirizzate verso ciò che si attiene alla crescita spirituale dell’individuo e non verso ciò che soddisfa unicamente un’inclinazione consumistica. Il naturista è attivo, anche quando è contemplativo, riflessivo, umilmente attento a comprendere il senso delle cose. Il naturismo organizzato dovrà offrire al neofita ciò che stimola la sua attività fisica e mentale, non dovrà propinargli ciò che hanno stabilito i produttori di bisogni artificiali. Facciamo un esempio avvalendoci delle riflessioni di un grande psicanalista e umanista, Erich Fromm.
Giustamente egli sostiene che il mondo giovanile, liberatosi dei legami patriarcali, è diventato vittima di una nuova forma di consumismo, in parte diverso da quello rimproverato alla generazione precedente. Questo consumismo è determinato da una crescente propensione alla dipendenza.
Qui possiamo mettere allo stesso titolo diverse cose apparentemente diverse tra di loro: la droga, il fumo, l’alcool, la televisione, le auto, le vesti, la moda, gli auricolari, la musica elettronica, i ritmi monotoni e ossessivi. La dipendenza dalla droga in genere (e certamente quanto sopra elencato è droga) - dice letteralmente Fromm – “è pura espressione dell’homo consumens, passivo, ignavo, che i figli criticano nei genitori, ma che esiste anche in loro, sia pure sotto altre spoglie, e che li fa rientrare nella categoria degli esseri umani perennemente in attesa di qualcosa che provenga dall’esterno: droga, sessualità, ritmi che li ipnotizzano, li travolgono, li esaltano.
Sono ritmi che non richiedono una attività, ma li trascinano in una sorta di orgia, in uno stato di alterazione, in cui ci si dimentica, dunque si è assolutamente passivi. L’uomo attivo invece non si dimentica, ma è e resta di continuo sé stesso: diventa più maturo, più emancipato, cresce.
L’uomo passivo è l’eterno lattante. In fin dei conti poco importa che cosa consumi: è perennemente in attesa, a bocca aperta, del poppatoio che gli procura soddisfazione, senza che debba muovere un dito, senza che debba far ricorso alle sue energie psichiche e alla fine si ritrova stanco, spossato, sonnolento. Il sonno in cui finisce per sprofondare è spesso più uno stordimento, uno sfinimento frutto di noia, che una sana rigenerazione.”
A questo punto ci domandiamo: le nostre associazioni dovranno offrire ciò che l’epoca impone oppure è la nostra idea soltanto un’utopia, un idillio di sognatori, una suggestione escatologica? Oppure è qualche cosa d’altro? Sbagliamo se propendiamo verso il nudismo consumistico, oppure perché crediamo nella possibilità di una rigenerazione dell’umanità tramite il naturismo? Io penso che il nostro movimento abbia fondamenti realistici e indubbi contenuti educativi e culturali, ma che non sia mai espressione del tempo, di un’epoca.
Anzi esso opera al di fuori del tempo, come il tabù immortale del sesso. Risiede in questo la sua forza e il suo fascino.