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  • nudelifestyle

    Naturismo: un diritto naturale

    Per i naturisti la nudità è un diritto naturale, e spogliarsi è la maniera più diretta per rivendicarlo. Ma forse non è il miglior modo per convincere gli altri a farlo, poiché vicino a noi vivono persone che possono, in alcuni casi, essere scioccate dalla nudità vissuta in maniera perfettamente normale.
    Ma forse non è il miglior modo per convincere gli altri a farlo, poiché vicino a noi vivono persone che possono, in alcuni casi, essere scioccate dalla nudità vissuta in maniera perfettamente normale.
    Queste persone si domandano: la nudità in presenza di altre persone è veramente un bene? Non è una sfida o una provocazione? Sta a noi naturisti dare le giuste risposte, più che con le parole, con i giusti comportamenti, con il vivere il naturismo come un diritto che non cancelli quello degli altri.
    Purtroppo in Italia viviamo la situazione ben nota per cui è difficile per noi praticare questo diritto naturale, diritto ben più riconosciuto in Paesi confinanti con il nostro. È comunque più facile vivere e praticare il naturismo che spiegarlo con le parole.
    La parola naturismo non è ancora una parola di uso corrente, dal significato chiaro per tutti, naturisti e non, ed è oggetto di malintesi e falsificazioni. Anche all'interno del movimento naturista non è sempre facile mettere d'accordo tutti su una definizione d'insieme che riunisca ogni aspetto del naturismo.
    In effetti, se la pratica è chiara, non è altrettanto semplice descriverla con esattezza in tutti i suoi aspetti.
    Spesso spiegare il naturismo a quelli che non l'hanno mai provato è difficile: è un po' come se dovessimo descrivere il mondo dei vedenti a chi è nato cieco (esperienza provata da chi scrive). L'elogio del naturismo fatto da un naturista a dei non naturisti rischia di apparire forzato: è entrare in un nuovo universo, o meglio riscoprire il proprio universo con occhi nuovi, ma chi non è naturista dubita della realtà descritta, come ognuno di noi dubita di realtà che non ha ancora vissuto direttamente. Anche così si spiega la felicità delle prime esperienze naturiste.
    E' toccare con mano che tale realtà esiste ed è facile da vivere e praticare: è ciò che si credeva un sogno descritto da altri che diventa realtà. Solo qualche anno fa parlare di naturismo comportava la premessa che non si faceva nulla di male a praticare la nudità in comune con altri. Oggi la situazione è mutata, la nudità è più accettata, e per noi è più facile farci capire.
    La diffusione dell'accettazione della nudità significa anche un più facile consenso generale alla pratica del naturismo, ma attenzione: ciò non vuoi dire che sia più facile avere nuovi naturisti. Siamo a metà strada: la gente riconosce più di ieri il nostro diritto a essere naturisti e a praticare il naturismo, ma non vuole esserne coinvolta.
    Qual è il senso di quello che proviamo? Come spiegare quella sensazione positiva, profonda che ci fa stare bene quando ci spogliamo per vivere a contatto con gli elementi della natura? Spiegare il naturismo è spiegare questo sentimento. Non è fare propaganda, non si tratta di esprimere una fede per portare a tutti i costi nuovi adepti al naturismo. Più semplicemente, dobbiamo soltanto invitare le persone a provare il naturismo prima che essi lo giudichino senza conoscerlo di persona.
    E sta a noi parlare di naturismo soprattutto dopo che le persone lo abbiano provato almeno una volta, nei luoghi appropriati. Il naturismo è qualcosa di semplice, come la nudità stessa: non c'è niente di nascosto, di misterioso. Il naturismo è spiegabile così come il corpo è mostrabile. Solo attraverso la mostrabilità del corpo il naturismo si può dimostrare.
    Facendolo provare si può far riflettere la gente, per far capire perché il naturismo è una delle chiavi della nostra vita, una via d'uscita per la nostra civiltà supertecnologica votata all'autodistruzione. Il naturismo non si vive solo con la testa, ma con tutto il corpo: non è una cosa teorica ma fisica, reale. Non si può solo descrivere, va vissuto di persona. Per il naturismo praticare la nudità in comune è un punto obbligato.
    Possiamo amare la natura, godere di un indimenticabile pomeriggio passato stesi sull'erba con un bel paesaggio davanti a noi; oppure possiamo difendere la natura, proteggerla, coltivarla nella sue forme più belle e rare. Ma il naturismo è ciò che spinge questo amore della natura fino a volere ritrovarla e viverla direttamente in uno stato di completa nudità.
    Spogliarsi, denudarsi può essere anche un gesto facile e veloce, eppure, una volta arrivati sotto il vestito a contatto col nostro lo, vergogne, complessi e problemi non spariscono d'incanto. È qui che opera il pudore: una sentinella naturale che protegge la nostra sessualità, la nostra dignità, il nostro valore, la nostra intimità, che è insieme fisica e psichica (ci sono persone che rivelano tutto della propria interiorità, ma non scoprirebbero mai una gamba... e neppure un ginocchio!).
    Il pudore e la pelle: ecco le due grandi frontiere che ci separano dal mondo, dagli altri e paradossalmente da noi stessi (noi non vediamo il nostro corpi interno, e lo sentiamo solo quando duole).
    In tutti i miei scritti, ho cercato così di capire quale debba essere il giusto rapporto tra spirito e materia, tra mente e corpo, tra interiorità ed esteriorità, tra corpo vestito e corpo nudo, tra bellezza della nuda pelle e bellezza degli ornamenti ecc. Vedi ad es. i miei articoli: La bellezza (in Problemi di sessualità e fecondità umana, 2/l991, pp.2749), Il piacere (in Rivista di teologia morale, 2/2000, pp.275290), Psicosomatica e dintorni (in La coppia giovane, l/2002, pp. 2535). Insieme a questa prospettiva antropologica, mi ha sempre interessato anche e soprattutto il problema eticoeducativo della nudità, e non ho risparmiato critiche né al bigottismo (scrupoloso, severo, intransigente), né tanto meno all' antimoralismo laico (relativista, anarchico, libertino). La situazione odierna rimane ancora squilibrata e chi ne soffre è la nostra povera nudità, la quale, se da un lato si è fatta un po' più di strada, dall'altro lato, rimane ancora un tabù e non è stata ancora veramente liberata.
    Noi non siamo ancora capaci di vivere fraternamente la nostra corporeità; non siamo ancora capaci di comunicare onestamente con il nostro corpo (su ciò ho scritto ben due libri: Etica delle passioni, 1996, e I gesti che seducono. Il linguaggio segreto del corpo, 1998). L'ideale di una nudità sana e ragionevole, si scontra quotidianamente con parecchie strumentalizzazioni commerciali; politiche (ad es. la nuditàcome simbolo di pacifismo: in effetti la nudità è disarmata e disarmante); sociali (anticonformismo, cinismo, contestazione giovanile); psicologiche (in certi club forse si cerca solo un po' di compagnia!) e psichiatriche (esibizionismo, guardonismo, feticismo, sadismo); ecologistiche (vedi certi nudisti vegetariani animalisti astemi!); massmediatiche e pubblicitarie (perché mi devi sbattere sul naso vagine, culi e tette di moplen per vendermi prosciutti e automobili?); e, infine, strumentalizzazioni pornografiche: quelle di gente sempre in fregola che non è capace (poverino lui!) di vivere la propria nudità al di là della propria vasca da bagno, al di là della propria tazza defecatoria al di là del coito! In questo caso dobbiamo sottolineare che la nudità, pur avendo una sua legittima valenza erotica (per lo più esagerata, fittizia), non può essere però ridotta a questa: l'atto di vestirsi e di spogliarsi comprende anche altri valori (che ho illustrato nei miei scritti sul nudismo).
    Concludo questa breve chiacchierata confidenziale, con due affermazioni. La prima: il nudista non deve insuperbirsi per la sua maggiore capacità di vivere il nudo, poiché anche ogni tesserato avrà i suoi limiti. Nessuno è un perfetto naturista, dal carattere buono e dolce e ingenuo! Però, spero, ogni nudista deve avere ben chiari i principi ispiratori della sua scelta di vita, e quindi da una parte battersi per una nudità sana e ragionevole, e dall' altra denunciare tutte le parodie e tutte le strumentalizzazioni del nudo che incontra sulla sua strada.
    In questo nostro mondo tessile occidentale purtroppo c'è molto spazio (legalizzato o culturalmente tollerato!) per ogni tipo di nudità volgare (quella di chi ha solo cattivo gusto), ridicola (quella degli stupidi spogliarelli), ambigua (quella della moda), oscena (quella della pornografia). Ma poi, in questa società, è generalmente vietato prendere bagni integrali di luce, di aria, di sole in luoghi pubblici!
    Quasi che tutte le altre nudità scostumate e permesse non avvengano in pubblico! Ipocrisia delle ipocrisie! Seconda affermazione: la vera nudità non potrà mai imporsi ovunque manchi il rispetto del corpo e della persona che s'incarna in esso. La nudità non ècerto qualcosa di politico o di religioso, però crediamo che essa sia fuori luogo e strumentalizzata in ambienti libertini, amorali, agnostici.

    Naturismo e Cultura

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    Nudità e Naturismo

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    Naturismo: luogo di incontro di varie culture

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    Le spiagge per i naturisti

    Spiagge libere e Naturismo

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    Naturismo un diritto naturale

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    Abbigliamento nudità e mentalità naturista

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    Il corpo ha sete di natura

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    Le terapie con le pietre laviche, i fiori, il fieno, le acque termali, le acque di ruscello, le acque di cascata e l'idroterapia marina, il camminare a piedi nudi sull'erba bagnata di rugiada, l'esposizione del corpo al vento, l'immersione nella profondità della foresta e il camminare e il rotolarsi nella neve dopo una cocente sauna...

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    Nudità facoltativa

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    E' lapalissiano che se una persona intende stare vestita non deve fare altro che non entrare in un campo nudista. La scelta quindi è fra entrare o non entrare, non nell'entrarci e poi decidere se restare nudi o vestiti.

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    Arte natura e nuditá

    La materia messa a nudo

    Quando l'arte incontra la naturale nuditá

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    Nasciamo nudi

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    Con la medicina si è cercato e si cerca di far fronte alle tante e gravi malattie che affliggono il nostro stato di esseri umani.

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    Come difendere le spiagge naturiste

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    Il 2000 è infatti l'anno della sentenza della Cassazione che consente ai naturisti di spogliarsi nei luoghi da loro abitualmente frequentati, ed èanche l'anno della prima spiaggia ufficialmente naturista, quella concessa dal Comune di Roma sul litorale di Capocotta.

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