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    Naturismo a Trieste

    Trieste - È difficile trovare qualcosa che accomuni di più i triestini. Le “due orete al bagno” costituiscono da sempre un rito irrinunciabile per gli abitanti del capoluogo giulia¬no: in spiaggia libera o in uno stabilimento. In compagnia di tutti o nell’isolamento sessista del celeberrimo “Pedocin” in cui il sole si prende lontano dagli sguardi indiscreti dei bagnanti dell’altro sesso.
    O ancora sui marciapiedi del lungomare di Barcola incuranti dello sconcerto che ancora oggi la loro libertà di… costume suscita in tantissimi turisti. L'amore dei triestini per la vita all’aria aperta va a braccetto con la loro nota insofferenza alle costrizioni e alla facilità con cui si sottraggono alle convenzioni anche più consolidate.
    Così non bisogna meravigliarsi che fin dagli inizi del Novecento, complice la condivisione della cultura mitteleuropea, gli abitanti del capoluogo abbiano sposato anche la causa del Naturismo, una filosofia di vita nata in Germania ma diffusa anche in Francia e in Inghilterra come reazione delle limitazioni alle libertà individuale imposte dalla società industriale. Allora come oggi l’imperativo era quello di sottrarsi alla routine quotidiana con un salutare ritorno alla natura: vivendo il più possibile all’aperto, prendendo il sole, facen¬do il bagno in mare o nei fiumi per fondersi con la natura e tornare in equilibrio con essa nel rispetto della dignità umana.
    Coerente alla filosofia della difesa della salute fisica e mentale che sta alla base dell’idea naturista è la pratica del nudismo, che si è affermata nel litorale di Trieste soprattutto a partire dalla fine degli anni ’60, non a caso in coincidenza con il grande moto di liberazione giovanile e non solo. E sono sempre di più i triestini che scelgono di andare al mare nei posti in cui si può  anzi si deve! stare senza costume.
    Stare nudi è la via di ritorno all'eden, in cui ci si sveste degli abiti che segnano le diffe¬renze sociali, economiche e culturali per tenersi solo la civiltà che unisce: libri, musica, un mazzo di carte al mas¬simo e molte parole da scambiare per condividere il pia¬cere di stare assieme senza recar disturbo agli altri.
    Niente canali ufficiali, ci si arriva con il passaparola: a Trieste le spiagge naturiste sono spiagge libere occupate da una quarantina d’anni da pacifici bagnanti senza costume ma anche senza la tutela di una legge regionale o nazionale che garantisca loro il diritto a tutti gli effetti di bagnarsi e prendere il sole nell'abito di Adamo.
    “Una legge nazionale che regoli la pratica del Naturismo si fa ancora attendere” dice il presidente dell’Associa¬zione Naturista Umanista Liburnia (affiliata alla FENAIT Federazione Naturista Italiana) Andrea Turco: “dal 2004 al 2009 sono stati depositati in Parlamento tre disegni di legge bipartisan, dal leader dei Verdi Alfonso Pecoraro Scanio, da Piergiorgio Massida di Forza Italia e da ultimo dal presidente onorario dell’Arcigay Franco Grillini come esponente del PD.
    Ma tutto si è fermato appena uscito dalle commissioni, per cedere il passo ad altre priorità”. Il fatto è che il naturismo, nella pratica, è tollerato a Trieste come in molte altre zone d’Italia, alcune delle quali sono aree tutelate da legge regionale (come in Piemonte) altre concesse per la pratica del naturismo (come a Capocotta presso il Lido di Ostia). Altrove, l'attuale stato di cose in realtà consente di frequentare le spiagge naturiste triesti¬ne in grande libertà, senza l’obbligo di essere tesserati ad un’associazione – cosa che è invece obbligatoria nel resto d’Europa dove esiste una legislazione sul Naturismo.
    Con l’assenso, di fatto, da parte dello Stato: “In assenza di un quadro normativo ci sono due sentenze della Cassazione emesse nel 2000 che riconoscono il diritto alla pratica del naturismo in tutte le località in cui esiste una consolidata tradizione" continua Turco. “Noi a Trieste tuteliamo le spiagge naturiste con la pre¬senza dell’associazione Liburnia nel tratto dalla “Costa dei Barbari” fino alla spiaggia dei “Filtri” non lontano dal porticciolo di Santa Croce.
    Per un periodo abbiamo avuto in concessione dal demanio delle Ferrovie dello Stato il tratto di spiaggia sotto la cosiddetta “galleria naturale”: ma nel passaggio all’immobiliare Metropolis (che gestisce il demanio delle ex Ferrovie dello Stato, n.d.r.) l’affitto, che ancorché simbolico era per noi già abbastanza oneroso, è praticamente sestuplicato e noi che ci sostentiamo solo con il tesseramento abbiamo dovuto rinunciare alla con-cessione.
    Poi ci sono stati dei segnali molto positivi nella direzione di una concessione da parte del comune di Duino-Aurisina con i sindaci Vocci e Ret, oggi siamo in contatto con la stessa amministrazione per la concessio¬ne della spiaggia con accesso da Portopiccolo, una volta che saranno finiti i lavori per la messa in sicurezza. Ed ora? “Ci occupiamo da volontari della manutenzione della spiaggia, dalla pulizia all’agibilità, e naturalmente facciamo proselitismo invogliando la gente a frequentare le spiagge naturiste, i cui frequentatori hanno un grande rispetto per l'ambiente, amano la tranquillità e i passatempi che non recano disturbo agli altri, come la conver¬sazione pacata o la lettura.
    A nessuno viene in mente di fare chiasso o di imporre agli altri la musica del proprio registratore”. I risultati di tanta dedizione si apprezzano anche solo stando un paio d'ore su una delle tre spiagge triestine dedicate al naturismo: ogni fine settimana arrivano bagnanti non solo dalla città, ma anche da tutto il Friuli e anche da più lontano, da Trento o Venezia, per tacere dei turisti stranieri in transito verso la Croazia, la vera mecca del nudismo.
    Nel week end si arrivano a contare fino a 500 presenze al giorno. Età media 40 anni, pochi i giovanissimi che preferiscono ancora le spiagge per i "tessili", più frequenti le famiglie con bambini piccoli. Tra i naturisti troviamo persone dei livelli economici e di studio fra i più diversi, tra i single c'è una leggera dominanza dei maschi "ma l'alto tasso di tranquillità e di buona educazione convince sempre di più le donne sole a venire a prendere il sole qui da noi" aggiunge Turco.Nessun problema? "No, anzi.
    È lontana la leggendaria estate del '75, quando noi naturisti venivamo caricati dalle forze dell'ordine per terra, da mare e tra poco anche dal cielo. Oggi sono le prime a darci una mano quando serve, ad esempio in caso di malore di qualche bagnante - come è purtroppo successo ad alcuni nostri tesserati negli ultimi anni." Fra tanta carne al sole si aggirerà anche qualche malintenzionato, no? "Capita molto raramente" risponde Turco " proprio il fatto di trovarsi in una condizione naturale ma non usuale indu¬ce tutti ad avere più rispetto per gli altri. Al contrario di quello che si potrebbe pensare, i naturisti sono molto pudichi e molto casti quando condividono la nudità.
    E se arriva qualche curioso un po' troppo invadente, ci pensa la comunità di spiaggia a dissuaderlo o ad allontanarsi; al mare ci si conosce tutti, è facile individuare chi non è venuto a spogliarsi per il semplice bisogno di pace e tranquillità".

    di Monica Visintin - tratto dalla testata ilfriuliveneziagiulia

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